Con la sua scomparsa – ha detto Giuliano Pisapia – Milano perde una figura di riferimento, un protagonista del dibattito pubblico ascoltato e rispettato.
Avevo saputo del ricovero di Carlo in ospedale verso fine novembre quando rispondendo ad uno mio messaggio mi diceva che aveva avuto la frattura del femore il 19 ottobre ed era stato operato il 21 ottobre, essendo negativo al tampone, ma al momento delle dimissioni dopo qualche giorno era risultato contagiato. «Ora sono al Policlinico con alti e con bassi. Saluti Carlo». Erano seguiti altri scambi di messaggi fino al 2 dicembre quando mi aveva scritto «Va meglio, ma io sono scaramantico ed aspetto a fidarmi».
A darmi notizie di lui era stata poi Daniela Mainini, animatrice del Centro Studi Grande Milano cui Carlo teneva molto, che mi aveva detto della sua lunga permanenza in ospedale, poi seguita da lentissimi progressi nella riabilitazione fino al ritorno a casa a fine febbraio che faceva sperare in una seppur lentissima ripresa: oggi improvvisa la notizia del decesso.
Giuliano Pisapia lo ha ricordato: «Carlo Tognoli è stato un sindaco amatissimo che ha affrontato gli anni difficili dell’uscita dal terrorismo dando una impronta alla città che ha segnato un lungo periodo. È sempre stato orgoglioso di essere un socialista riformista e anche da ministro si è impegnato per Milano. Con la sua scomparsa Milano perde una figura di riferimento, un protagonista del dibattito pubblico ascoltato e rispettato. Nei miei anni da sindaco ho dialogato spesso con Tognoli e la sua scomparsa mi addolora profondamente. Rivolgo una grande abbraccio alla sua famiglia e ai tanti suoi amici».
Io lo ricordavo negli anni Settanta/Ottanta da protagonista negli appuntamenti dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani: preparato, lucido, ironico, la mia era una ammirazione da lontano.
Poi casualmente, come a volte succede, ho avuto modo di conoscerlo personalmente ed entrarci in confidenza. Tramite Ugo Finetti, nella mia veste di responsabile dell’Ufficio Studi della Fondazione «F. Turati», lo avevo contattato, per la Biblioteca del Riformismo socialista promossa dalla Turati, per chiedergli di collaborare alla realizzazione di un volume dedicato al Socialismo municipale: ci vedemmo al Camparino in Galleria a Milano, era il 3 luglio del 2018, e fu stima e amicizia a prima vista.
Da allora, anche se per una serie di vicissitudini quel libro non ha visto la luce, è iniziato tra Carlo e la Fondazione Turati uno scambio di idee e di progetti molti dei quali purtroppo, causa anche l’esplodere della pandemia, non hanno visto la luce. Facemmo però in tempo ad organizzare a Milano, il 30 novembre 2019, presso il Circolo De Amicis la presentazione del volume «Craxi, le riforme e la governabilità (1976 – 1993)»: con lui c’erano Ugo Finetti e Maurizio Punzo, oltre a Nicola Cariglia (presidente Fondazione Turati Onlus) e ai due autori, Edoardo Tabasso e Zeffiro Ciuffoletti.
La sua scomparsa lascia ora in tutti noi un senso di rammarico e di profonda tristezza. Anche se purtroppo la nostra frequentazione è stata breve abbiamo avuto modo di apprezzarne la serietà, la preparazione e gli ideali. Carlo è stato infatti uno dei più lucidi interpreti del riformismo italiano, quello stesso che è alla base del nostro impegno, come singoli e come Fondazione Turati, una Onlus che da oltre 50 anni si dedica, soprattutto per quello che riguarda il campo sociosanitario, a dare risposte ai tanti bisogni della parte più debole della popolazione.
Anche il suo ricordo e il suo esempio ci saranno ora di aiuto nel proseguire la nostra azione.
Alla famiglia, ai socialisti milanesi, agli amici del Centro Studi Grande Milano le più sincere condoglianze.