A Pistoia un laboratorio artistico, nato da un progetto pilota attivato da più enti del Terzo settore, coinvolge persone adulte con disabilità intellettiva nell’uso di colori e pennelli. E nel Centro diurno di via Mascagni spunta un magnifico murales.
Sul pavimento ci sono i colori, i pennelli, i pennarelli. A tutta parete, un murales in corso d’opera dal quale prende forma un albero, dove i partecipanti che a turno si avvicinano per completarlo hanno incastonato tra le foglie e i rami alcuni elementi espressivi della loro quotidianità: i fiori, dei cuori, i gatti. Il laboratorio di pittura del lunedì mattina è un appuntamento fisso e attesissimo dagli utenti del Centro diurno per persone disabili di Pistoia della Fondazione Filippo Turati. Si tratta di un progetto pilota, nato dalla collaborazione, a vario titolo, fra tre enti del Terzo settore – IL SOLE Associazione Down Pistoia ODV-ETS, la Fondazione Raggio Verde e la Fondazione Turati – finalizzato all’attivazione di un laboratorio artistico per soggetti con sindrome di Down e disabilità intellettiva frequentanti le tre realtà assistenziali. «Abbiamo cominciato con le tecniche più semplici, come la cartapesta, per capire quale fosse la manualità dei ragazzi – spiega Margarita Martinez, che conduce i laboratori nelle diverse sedi differenziando la proposta in base alle diverse esigenze – l’obiettivo è non lasciare mai fuori nessuno adattando il mio intervento a ciascuna realtà».
Martinez è danza-movimento terapeuta e specializzanda in arte terapia integrata. Di origine nicaraguense, si è avvicinata alla scultura per passione e si definisce una figlia d’arte. «L’idea è stata fin dall’inizio quella di non imporre nulla ai partecipanti – dice – che quindi con me non producono, bensì creano come e cosa preferiscono. In questo modo possiamo accogliere il mondo interiore di ognuno di loro, anche di chi decide di dipingere solo di nero: siamo fatti, del resto, di luci e anche di ombre». Dall’autunno a oggi, i progressi non sono mancati. L’arte ha tanti effetti benefici, come quello di contribuire a calmare l’ansia. «I ragazzi hanno avuto un’evoluzione molto positiva, all’inizio alcuni avevano timore di approcciarsi al materiale artistico, di sporcarsi, di maneggiare gli strumenti che utilizziamo. Ma pian piano è emerso il loro mondo interiore».
La scelta di creare un’opera nel salone del Centro di via Mascagni è frutto di una decisione condivisa, nata anche per la voglia di rallegrare gli spazi: sono stati gli stessi utenti a scegliere come soggetto l’albero, ispirato all’artista Niki de Saint Phalle, celebre ad esempio per le opere nel Giardino dei Tarocchi di Capalbio (Gr). «Questa attività ci ha portato tantissime idee – racconta Giangiacomo Degli Esposti, educatore – da tempo avevamo il desiderio di realizzare un murale ma non sapevamo come metterlo in pratica. Dopo la proposta di Margarita ci siamo trovati e confrontati, con la partecipazione anche dei ragazzi». Il disegno è infatti personalizzato da loro con i colori e i soggetti preferiti. «Ora aspettano questa attività ogni settimana», precisa. Nell’ambito del laboratorio, qui e nelle altre sedi (la Turati, ad esempio, lo organizza anche con i residenti della Rsd “I prati” di Gavinana), vengono prodotte tante creazioni belle ed emozionanti, come piccoli quadri e dipinti. L’iniziativa, che in attesa dell’apertura di un apposito laboratorio-negozio prevede lo svolgimento presso i singoli enti, consiste nella realizzazione di manufatti con tecniche diverse (come cartapesta, ceramica, mosaico, tecniche pittoriche di vario tipo e così via), è iniziata verso la fine dello scorso anno e ha ricevuto finanziamenti dalla Fondazione Caript, nell’ambito del bando Socialmente 2022, e dalla Regione Toscana.
«Si tratta – afferma Giancarlo Magni, a nome della Fondazione Raggio Verde e della Fondazione Turati – del tentativo di affiancare alle cure e all’assistenza che i vari enti mettono quotidianamente in campo lo sviluppo di un’autonomia personale che ha nel lavoro uno dei suoi cardini più importanti. L’ambizione, dopo la fase iniziale, è quella infatti di “vendere” i prodotti realizzati in modo tale da procurare ai partecipanti un piccolo reddito e, cosa ancora più importante, da dare loro il senso e la concretezza del proprio lavoro».
Alla domanda se gli piaccia disegnare, uno dei ragazzi risponde: «Hai voglia!», mimando con la mano il gesto di pitturare foglie e fiori. Seguiti dagli operatori, i presenti si succedono dando ciascuno il proprio contributo per l’opera, che rimarrà poi ad abbellire la stanza al piano terra del Centro diurno. Qualcuno scherza con l’educatore, qualcun altro è titubante, c’è chi è più concentrato e chi sorride. Dalle loro mani, di settimana, in settimana, prende vita un bellissimo albero pieno di forme e colori.
Ufficio stampa/Giulia Gonfiantini