“Il tempo delle risposte” è in titolo del 6° rapporto 2017/2018 sulla situazione dell’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia curato da Nna, Network non autosufficienza. A guidarci nella lettura del suo contenuto è Luciano Pallini, direttore del Centro studi della Fondazione Turati.
Il 6° Rapporto sull’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia, curato dal Network non autosufficienza (NNA) e promosso dalla Fondazione Cenci Gallingani (Maggioli editore), presentato in occasione della nona edizione del Forum sulla non autosufficienza e sull’autonomia possibile, risulta come sempre uno strumento di grande utilità per tutti gli attori che intervengono a diverso titolo per dare risposta ad una situazione nella quale aumentano gli elementi di criticità.
I dati ovviamente come avviene in questi rapporti si riferiscono ad anni diversi e quindi vanno letti con le necessarie cautele.
Il progressivo invecchiamento della popolazione italiana comporta la crescita dei bisogni sanitari e socio-assistenziali degli individui in condizioni di fragilità, circa 2,5 milioni di anziani non autosufficienti a fronte dei quali si collocano i sostegni disponibili ovvero i servizi pubblici di assistenza continuativa, caregiver familiari (oltre 3,3 milioni), assistenti familiari (circa 830mila) ma resta il dato che oltre la metà della spesa va in trasferimenti monetari e non in servizi.
Gli utenti dell’assistenza domiciliare integrata (ADI), servizio compreso nei Lea, erano il 4,8% della popolazione over 65 in Italia, con sensibili differenziazioni territoriali: un gruppo di regioni ha tassi più alti della media (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Basilicata), un gruppo si colloca intorno alla media (Umbria, Lazio, Abruzzo, Sicilia), un altro ha livelli di utenza più bassi. Queste differenziazioni si ripetono anche per quanto riguarda l’intensità del servizio (media ore per visite domiciliari all’anno per singolo utente): se Lombardia e Lazio registrano un’intensità intorno alla media nazionale di 17 ore annuali, le altre hanno intensità oltre le 23 ore sia nel Centro Sud, in Valle d’Aosta e in Liguria mentre nelle altre regioni del Nord la media delle ore si riduce sensibilmente, con i livelli più bassi nel Nord Est e in Toscana, proprio dove la copertura del servizio è più alta.
Il Servizio di assistenza domiciliare (SAD) nel 2013 ha riguardato l’1,2% degli anziani over 65 e rappresenta il principale intervento dei Comuni o dalle loro associazioni per fornire agli anziani non autosufficienti che vivono a domicilio supporto nella vita quotidiana, la cura personale, l’integrazione sociale.
Se tutte le regioni a statuto speciale – con l’eccezione della Sicilia – hanno tassi più alti di copertura, le regioni a statuto ordinario vedono un Centro Sud con tassi bassi (tra 0,4 e 0,9% a parte Abruzzo, Molise, Basilicata e Sicilia) e un Nord con livelli vicini alla media nazionale (eccetto il Piemonte con lo 0,8% di utenti). In termini di intensità del servizio (spesa pubblica annuale per anziano) le posizioni si invertono con le regioni del Centro Sud che mostrano le intensità maggiori (tra i 2 mila e i 3 mila euro circa, eccezion fatta di Umbria, Abruzzo, Molise e Calabria), mentre al Nord la spesa per utente cala sotto ai 2 mila euro (escluse le regioni a statuto speciale).
A fine 2014 non arrivavano a 290 mila gli anziani ospitati nei diversi presidi residenziali (circa il 2,2% della popolazione anziana). Anche per questa tipologia di servizio si registrano sensibili differenziazioni profonde tra le regioni: al Centro Sud si hanno tassi al di sotto del 2% o inferiori alla media nazionale mentre regioni del Nord presentano percentuali più alte, tra il 2,7% in Emilia-Romagna e il 4,5% della Provincia autonoma di Trento.
Tre anziani su quattro di quelli ricoverati in struttura sono non autosufficienti: è un dato in crescita (75% nel 2014, 70% nel 2005, 64% nel 2000) che riflette una tendenza auspicabile finalizzata a preservare i presidi residenziali agli anziani non autosufficienti mentre servono diverse tipologie residenziali, più leggere ed assimilabili al modello degli alloggi protetti per gli anziani fragili ma non autosufficienti.
I trasferimenti monetari costituiscono la maggiore componente di assistenza pubblica e di spesa: nel 2015, l’11,5% della popolazione anziana italiana era beneficiario dell’indennità di accompagnamento (515,43 euro erogati dall’Inps) per una spesa complessiva di 10,4 miliardi di euro.
Le Regioni del Centro Sud – eccezion fatta per la Toscana – sono quelle con tassi di indennità più alti, con porzioni ovunque sopra la media nazionale, con picchi del 17,1% e del 16,1% rispettivamente in Calabria e Umbria mentre nelle regioni settentrionali i tassi si mantengono sull’9-10%: negli anni più recenti in tutte le regioni italiane si registrano riduzioni.
Nella spesa pubblica per la Long Term Care rientrano la spesa sanitaria (servizi domiciliari, tra cui l’Adi, ambulatoriali, semiresidenziali e residenziali per la parte sanitaria forniti da strutture del Servizio sanitario nazionale o private convenzionate), l’indennità di accompagnamento, la spesa sociale dei Comuni, ivi compresi i servizi domiciliari, gli altri servizi per anziani non autosufficienti.
Rapporti % tra la spesa regionale per LTC degli anziani e la spesa sanitaria regionale 2015
Il grafico mostra la quota di spesa assorbita dalla Long Term Care (LT) sul totale della spesa regionale: a fronte di una media nazionale del 4,5% nelle diverse regioni questa quota oscilla tra l’8,7% del Veneto e il 7% della Sicilia.
Le regioni – ordinate da destra verso sinistra in ordine crescente per l’incidenza della popolazione anziana – dovrebbero mostrare una progressione crescente della quota: vi sono discontinuità perché sono regioni con una quota di popolazione anziana intermedia tra minimo e massimo mostra la quota più elevata di spesa: Veneto (8,7%), Emilia Romagna (7,3%) e Lombardia (6,4%) confermano un’attenzione particolare verso gli anziani che fa premio su quella mostrata dalle regioni con le percentuali più elevate di anziani tra le quali la Toscana che è ferma al 5,7%.