I dati del 4° Rapporto dell’IRCCS-INRCA per il Network nazionale per l’invecchiamento
È stato da poco pubblicato il IV rapporto “L’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia”, a cura del Network Non Autosufficienza, sostenuto e promosso dall’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico INRCA di Ancona: una delle poche iniziative mirate a dare la corretta
visibilità sociale ad una tematica drammaticamente attuale e di conseguenza strumento fondamentale per coglierne le dinamiche nel tempo dei fabbisogni e delle risposte, con una attenzione particolare all’articolazione regionale.
Il rapporto rileva come non sia ancora stata realizzata, nonostante gli annunci, quella riforma globale ed intersettoriale in grado di ammodernare l’attuale sistema di sostegno della non autosufficienza in Italia
“Il nostro Paese resta l’unico tra le grandi nazioni europee a non aver realizzato una riforma complessiva dell’impianto della Long-term Care, continuando in larga misura a basarsi sull’assistenza informale da parte delle famiglie. Famiglie sempre meno numerose e con meno componenti, messe a durissima prova dalla crescente disoccupazione e dalle incerte prospettive di sviluppo del Paese” .
Il nostro welfare territoriale si basa su un mix di risorse comunali e regionali e sul sostegno dei fondi statali destinati al settore. Il Fondo nazionale per le politiche sociali è stato fortemente ridimensionato fino al 2012, ciò ha significato per gli enti locali la scomparsa di una fonte di finanziamento che copriva il 12,1% della spesa sociale.
Il Fondo per la non autosufficienza introdotto nel 2007 non è stato finanziato ulteriormente e nel 2012 i fondi sociali erano sostanzialmente azzerati. Con la legge di stabilità 2013 sono stati parzialmente rifinanziati i fondi in questione, “ma nonostante questi reintegri”, si sottolinea nel rapporto, “i fondi statali per il 2013 restano nettamente inferiori rispetto al finanziamento di qualche anno fa (60% in meno rispetto al 2008)”.
Disinnescare il congegno costituito dalla non autosufficienza è quindi un tema prioritario “Paradossalmente, importanti interventi nel settore potrebbero anche essere realizzati a costi abbastanza contenuti, se comparati ad altri interventi oggi realizzati dallo Stato. Basta considerare come il Fondo per la Non Autosufficienza,
risorsa importantissima per le regioni, abbia in passato avuto dotazioni di entità modeste (tra i 100 e i 400 milioni di euro stanziati annualmente); la spesa complessiva per indennità di accompagnamento per anziani non autosufficienti, la cui crescita nel 2011 si e arrestata per la prima volta negli ultimi otto anni è pari a circa 9,6 miliardi e copre circa 1 milione e mezzo di anziani”
La platea degli interessati al sistema di assistenza continuativa, rileva il Rapporto, coinvolge 5 milioni circa di persone, considerando le persone non autosufficienti, i loro familiari, i professionisti dei servizi sanitari e sociali e gli assistenti familiari privati: questi in particolare, costituiscono il vero pilastro di questa assistenza potendo contare ancora, nonostante la crisi, sulle pensioni e i risparmi accumulati negli anni dalle famiglie italiane.
Il Rapporto rileva che purtuttavia si è fermata la crescita del de mercato regolare dei lavoratori domestici iscritti all’INPS, con un’ipotizzabile conseguente espansione dell’area del lavoro nero.
Con modeste rimodulazioni potrebbe essere possibile migliorare in maniera sostanziale la qualità di vita di più di 1 milione e mezzo di persone non autosufficienti e di tutte le loro famiglie (secondo le stime una famiglia italiana su 10): da queste prestazioni di servizi si avrebbe una consistente crescita dell’occupazione nel settore, sicuramente tra quelli a più alta intensità di lavoro, dal quale sotto forme di imposte percepite si potrebbe in parte rientrare dai finanziamenti
In questa prospettiva la stessa Unione Europea sollecita la riforma di questo sistema di assistenza continuativa come indicato nel Social Investment Package per utilizzare fondi strutturali per l’assistenza agli anziani.
L’ANALISI TERRITORIALE
Il Rapporto mantiene la doppia lettura, analisi a livello statale per tipologia di intervento e approfondimenti territoriali alla scala regionale
- 1. L’ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA
L’assistenza domiciliare integrata (Adi) per anziani in Italia nel periodo 2005-2011 è cresciuta dal 2,9% al 4,1% della popolazione anziana, con l’arresto della crescita tra 2010 e 2011, con una media annua di 20 ore per utente anziano: siamo su standard assai lontani dagli altri paesi europei ai quali si avvicina il dato dell’Emilia Romagna (10,6%).
In Toscana, tradizionalmente avara di questo servizio, è cresciuta dal 2,1% al 2,4% con un incremento di appena lo 0,3%, con appena 22 ore per anziano: ancora più modesto il dato della Puglia fermo al 2% con 43 ore per anziano però, il doppio della Toscana.
Il Lazio la quota di anziana assistiti è più elevata, il 5,0% con un incremento dell’1,7% ma con un numero di ore per anziano assai ridotto, appena 16.
2. I MODELLI ASSISTENZIALI DELLE REGIONI: LA CLUSTER ANALYSIS
Il Rapporto ha riproposto con i nuovi dati disponibili Quest’anno si e ripetuto, con i nuovi dati disponibili, l’esperimento di cluster analysis per verificare eventuali modifiche nella struttura dei modelli identificati nel rapporto precedente :
Correttamente il rapporto premette i limiti dello strumento di analisi utilizzato:
L’approccio interpretativo della cluster analysis ha il pregio di consentire la lettura simultanea degli indicatori e di restituire quindi un quadro sintetico del fenomeno capitolo. Tuttavia, i limiti di questa metodica vanno menzionati. Chiaramente, il maggiore limite della cluster e quello connesso alla validità delle fonti e pertanto l’analisi presentata potrebbe risentire delle eventuali inesattezze degli indicatori regionali stessi. Inoltre, l’analisi dei cluster non consente di considerare aspetti di tipo qualitativo, ma si limita ad identificare pattern di similarità statistica tra il set di indicatori considerati. Non può tenere in considerazione la qualità dell’offerta erogata ma solo il valore numerico dell’offerta, cosi come ignora i meccanismi e le caratteristiche della governance territoriale dei servizi”
I 6 modelli identificati (cfr. Articolo gli anziani in Italia su questa newsletter ) sono
1) il modello della residenzialità avanzata caratterizzato dallo sviluppo delle soluzioni assistenziali di tipo residenziale e nell’offerta comunale dei servizi di sostegno socio-assistenziale;
2) il modello con elevata intensità assistenziale tipico delle regioni con la maggiore proporzione di anziani beneficiari di servizi di assistenza continuativa;
3) il modello del cash-for-care dove il tasso relativo di beneficiari dell’indennità di accompagnamentoè il più elevato in Italia mentre la rete residenziale e scarsamente sviluppata;
4) il modello a media intensità assistenziale, dove la diffusione di ADI e SAD e di poco inferiore alla media nazionale, ma che si caratterizzava per:
a) un maggiore orientamento cash-for-care
b) un maggiore orientamento verso residenzialità (Liguria, Lombardia e Piemonte);
5) il modello a bassa intensità assistenziale,
Mentre nel precedente Rapporto Toscana Lazio e Puglia si collocavano tutte nel cluster 4.a (media intensità assistenziale orientamento cash for care) la nuova analisi le divide: mantiene il Lazio nello stesso cluster, promuove la Toscana al cluster 4.b (media intensità assistenziale con orientamento verso la residenzialità) fa scivolare la Puglia assieme alle altre regioni meridionali nel cluster 3 (modello del cash-for-care con tasso relativo di beneficiari dell’indennità di accompagnamento tar i più elevati in Italia con scarso sviluppo della rete residenziale)
Il volume e disponibile nella versione cartacea, oltre ad essere scaricabile gratuitamente da internet (www.maggioli.it/rna) al fine di promuoverne la diffusione: sul medesimo sito si trovano anche i precedenti Rapporti.