Il 31 maggio lo promuovono Fondazione Vivarelli e Fondazione Turati a Villa Stonorov, dove si parlerà anche del monumento che nel 1974 partì da Pistoia per ricordare il martire socialista.
La Fondazione Jorio Vivarelli e la Fondazione Filippo Turati invitano a un appuntamento in ricordo di Giacomo Matteotti nel centenario della morte in programma per venerdì 31 maggio alle 17,30 a Villa Stonorov (via di Felceti – Pistoia). La manifestazione, organizzata con il patrocinio del Comune di Pistoia, vede intervenire l’onorevole Riccardo Nencini, che per l’occasione presenta il suo libro dedicato alla figura di Matteotti, intitolato “Muoio per te” e appena pubblicato da Mondadori. Successivamente Roberto Agnoletti illustra le caratteristiche del monumento bronzeo che, nel cinquantesimo anniversario del delitto, fu commissionato all’artista pistoiese Jorio Vivarelli e collocato a Roma sul lungotevere Arnaldo da Brescia, proprio nei pressi del luogo dove il deputato socialista fu rapito e assassinato da una squadra fascista il 10 giugno 1924.
«Memoria storica», questo il nome dell’opera, misura 16 metri in altezza per 4,30 in larghezza. Ritrae orizzontalmente una materia distrutta, aggrovigliata e riversa, simile a una radice arborea, che secondo le parole dello scultore significa «la macerazione e la distruzione fisica, intesa in senso umano», insieme a un elemento verticale che si eleva a partire da quella superficie e che «più che una stele è una gemma che sta a significare l’ideale in ascesa verso lo spazio, attraverso una forma scattante, pura, lirica, simbolo di chiarezza e di speranza e inoltre monito all’umanità».
Così nel 1974 Vivarelli raccontava l’imponente installazione, che gli fu affidata dal Comitato nazionale per le onoranze creato su iniziativa del partito socialdemocratico. Il parlamentare pistoiese Antonio Cariglia, in quegli anni presidente del gruppo del Psdi alla Camera (nonché fondatore della Fondazione Turati), fu il tramite per la realizzazione del monumento a Pistoia.
L’artista ideò l’opera ispirandosi alla frase, attribuita a Matteotti, «Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai», progettandola e modellandola proprio nella sua casa studio di Felceti, sulle colline sopra Pistoia, oggi sede della fondazione a lui intitolata. Di circa 80 quintali di peso, venne fusa presso le fonderie Michelucci e da lì trasportata a Roma. Nei mesi scorsi, proprio in vista del centenario, l’amministrazione capitolina ha preso contatti con la Fondazione Vivarelli per acquisire la documentazione originaria del monumento in modo tale da procedere al completo restauro dell’opera.