Sul Corriere fiorentino di sabato 12 febbraio 2022 una lettera aperta del presidente della Turati al presidente della Regione a proposito del dibattito in corso sul tema delle Rsa in Toscana: nell’intervento viene sollecitato un incontro con i rappresentanti delle strutture presenti sul territorio regionale.
Il presidente della Fondazione Turati, Nicola Cariglia, scrive una lettera aperta al presidente della Regione a proposito del dibattito in corso sul tema delle Rsa in Toscana, sollecitando un incontro con i rappresentanti delle strutture presenti sul territorio regionale: «Perché potremmo, assieme, cominciare a delineare il nuovo profilo delle Rsa, anche, ma non soltanto, alla luce delle drammatiche esperienze della pandemia tuttora in corso». Ecco il testo dell’intervento, pubblicato sul Corriere Fiorentino di sabato 12 febbraio 2022.
“Solo convenienza, la Toscana sulla via peggiore”
di Nicola Cariglia (presidente Fondazione Turati)
Dal Corriere fiorentino del 12 febbraio 2022 – “Caro Presidente, la discussione che si è aperta sulle Rsa in Toscana è forse tardiva ma certamente opportuna. Ed è indispensabile, per non commettere nuovi errori, avere chiari in partenza i termini del problema.
Stiamo parlando della assistenza a persone, donne e uomini in carne ed ossa. Non di una disputa su come sia più conveniente dal punto di vista economico dare assistenza ad una categoria, gli anziani non auto sufficienti.
C’è da rabbrividire tutte le volte che sentiamo dire ad un sindaco che di fronte ad una richiesta di apertura di RSA da centinaia di posti letto è impossibile dire no per il semplice motivo che si creeranno anche centinaia di posti di lavoro. È questo che sono diventati per noi gli anziani? Non interessa sapere in quali condizioni dovranno trascorrere il resto della loro di vita?
Come lei sa, presidente Giani, la Fondazione Turati che ho l’onore di rappresentare, opera da oltre mezzo secolo nel settore. Lo fa mettendo al primo posto l’interesse ed il benessere delle persone delle quali ci prendiamo cura. Gli spazi sono ampi e lo sviluppo architettonico delle strutture è tale da permettere agli ospiti occasioni di incontro, appuntamenti ed eventi. Certo, se ci attenessimo al criterio di massimizzare il risultato economico al minor costo, sarebbe assai più facile fare quadrare i conti. Ma noi, e tanti altri operatori no profit e profit, abbiamo come prima preoccupazione quella di rendere la vita di chi è costretto dall’età e dalla salute ad entrare in una struttura il più possibile simile a quella vissuta nella propria casa. Non come se improvvisamente ci si trovasse in ospedale o in caserma e si dovesse rinunciare a vivere momenti di intimità personale o nei rapporti con i propri cari.
La Toscana sembra avere imboccato una via diversa. La peggiore. Perché è, fino ad oggi, la via dell’assenza di qualsiasi decisione. Basterebbe legare la nascita delle Rsa ad una programmazione, come già accade per altri tipi di strutture. Se ne gioverebbe il sistema e non ci sarebbero aree scarsamente dotate ed altre affollate. Recentemente, Lei ha inaugurato, a Cecina, una Rsa di 160 posti di una multinazionale. Ha fatto bene, perché un presidente di Regione deve essere presente ad eventi importanti. Ha fatto male, invece, a costringere i rappresentanti delle centinaia di Rsa toscane a venire fino sotto la sede della Regione per essere ascoltati. Una speranza che non si è ancora concretizzata. Ecco, Presidente: questo incontro sarebbe a mio avviso molto utile anche per Lei. Perché potremmo, assieme, cominciare a delineare il nuovo profilo delle residenze assistenziali per gli anziani della Toscana, anche, ma non soltanto, alla luce delle drammatiche esperienze della pandemia tuttora in corso. Perché, come lei ben sa, l’innalzamento della età media degli ospiti e le condizioni di fragilità della maggior parte di essi richiedono una maggiore presenza medica rispetto a quanto previsto oggi. Ma anche e soprattutto requisiti strutturali di ampiezza, che sono indispensabili per garantire non solo vivibilità e conforto ma anche sicurezza. Lo ha dimostrato proprio il Covid dal quale si sono potute difendere meglio le strutture dotate di spazi che hanno consentito di isolare il contagio”.