A Zagarolo è stato realizzato un significativo progetto basato sul metodo Time slips, che aiuta esprimere la creatività e stimolare l’immaginazione attraverso la costruzione di storie.
Il sapore della libertà in un pomeriggio d’estate, una radio che trasmette una canzone romantica, i ricordi d’infanzia e di gioventù. E poi ancora la memoria di un viaggio fatto a Parigi e dei treni presi per andare a lavoro, ma anche la fiducia nel futuro e «l’amore che abbraccia tutto». Sono alcune delle emozionanti immagini emerse dalle storie che i residenti della Fondazione Turati di Zagarolo hanno elaborato nell’ambito del progetto “Time slips“, svolto con la collaborazione della Residenza psichiatrica di Gallicano nel Lazio e al quale alcuni nostri ospiti hanno partecipato insieme ai pazienti della struttura Rosaurora. Proprio gli anziani, scambiandosi pensieri e impressioni, sono stati la parte attiva del programma.
Time slips, che alla lettera significa “Il tempo scivola”, è un metodo che aiuta a esprimere la creatività e a stimolare l’immaginazione attraverso la creazione di storie. È stato sviluppato nel Centro invecchiamento e comunità di Milwaukee dell’Università del Wisconsin nel 1988 dalla gerontologa Anne Basting, che lo aveva rivolto soprattutto a persone con demenza, per le quali l’espressione creativa risulta particolarmente importante perché, rispetto ad altri, le possibilità di auto-espressione sono limitate. Il progetto agevola l’espressione della creatività attraverso la costruzione di storie, inventate dalla persona sulla base di particolari input forniti dagli operatori (ricavati ad esempio da ritagli di giornale, letture, foto di paesaggi o di vita quotidiana propria o altrui, canzoni e così via).
Anziché forzare a ricordare, il laboratorio ha stimolato dunque i partecipanti a coltivare la propria immaginazione. Durante il processo creativo le persone riaffermano infatti la propria umanità attraverso le relazioni con gli operatori e gli altri utenti. L’obiettivo è incoraggiare l’espressione creativa, capace di restituire dignità e un ruolo sociale a chi li ha perduti. Al contempo, chi ascolta ha la possibilità di comprendere il mondo delle persone coinvolte.
Gli anziani hanno così potuto utilizzare le capacità comunicative residue (parole, suoni e gesti) e, poiché nel processo creativo non ci sono risposte univoche, inventare storie nonostante le difficoltà di memoria e il linguaggio frammentato, senza sentirsi giudicati. Ciascun intervento mostra l’unicità di ogni partecipante, includendolo in un contesto collaborativo che lo sostiene. Uno dei motti del programma è «forget memory, try imagination (dimentica la memoria, prova con l’immaginazione)».
Ogni incontro è stato organizzato attorno a uno stimolo precedentemente scelto dagli operatori e la narrazione si è svolta con interventi spontanei o stimolati, capaci di dare vita a una storia di ciascuno e di tutti, avente la bellezza della partecipazione e della condivisione.
Le risposte, lette e condivise di volta in volta, hanno creato la trama di un racconto collettivo basato sulle frasi che stavano più a cuore ai presenti. Le due storie così costruite sono estremamente emozionanti. Dallo staff della Fondazione, un sentito ringraziamento a tutti i partecipanti nonché ai pazienti e alle psicologhe della comunità Rosaurora, che non hanno mai saltato un appuntamento.
Ecco il testo delle due storie:

