Il commento di Giancarlo Magni, Consigliere della Fondazione Turati, al recente studio promosso dalla CGIL sulle strutture per anziani.
La ricerca della Cgil sulle residenze per la Terza Età è illuminante. Lo studio è stato fatto su base nazionale. Emerge un quadro molto preoccupante sotto tutti i punti di vista. Prima di tutto le liste di attesa per le persone non autosufficienti, quindi per i soggetti più deboli ai quali nella quasi totalità dei casi non è possibile assicurare in famiglia una assistenza adeguata. Il dato va dai 90 ai 180 giorni, con il Lazio che, con 11 mesi, si assicura il primo posto in questa classifica non certo invidiabile. Inutile stare a sottolineare quale calvario può essere per una famiglia il non riuscire a trovare una soluzione adeguata alle necessità di cura e assistenza di un proprio caro. Le ragioni di questa situazione possono essere molteplici: su tutte la mancanza di programmazione da parte degli enti pubblici e la scarsezza delle risorse che vengono destinate al settore. Questi due aspetti aprono la strada alla molteplicità di risposte che, in modo non coordinato, nascono sul territorio. C’è una domanda e qualcuno si organizza per coprire il vuoto. Questo però molte volte va a scapito della qualità: personale non preparato, mancanza di servizi, strutture improvvisate. Lo dimostrano i dati dello studio ma purtroppo lo dimostra anche la cronaca con sempre più frequenti casi di abusi e maltrattamenti. C’è poi l’impatto negativo della burocrazia che, con richieste assurde o con la totale mancanza di risposte complica il problema. Valga a questo proposito una’esperienza diretta che la Fondazione Turati sta facendo proprio nella Regione Lazio. Ad inizio degli anni 2000 la Fondazione decise di costruire una nuova struttura per anziani nei pressi di Roma. Fu contattata la Regione, verificata la carenza di offerta in quella zona e fu stabilito, inserendo la previsione nella programmazione sanitaria regionale, che la Fondazione avrebbe realizzato una RSA di 60 posti letto ai quali doveva affiancarsi un reparto di riabilitazione di altri 40 posti letto. Ebbene la struttura è pronta da ormai 3 anni e la Regione, sia pure riconoscendo l’altissima qualità di quanto è stato realizzato, non si è ancora decisa, esclusivamente per problemi burocratici, a dare autorizzazione e accreditamento. E le liste di attesa, nel Lazio sono a 11 mesi.
Dallo studio emergono poi altri dati che devono far riflettere, non solo gli operatori del settore ma soprattutto gli Enti pubblici. Due su tutti: la carenza di trasparenza nei sevizi offerti e la scarsa qualificazione del personale. Sotto il primo profilo è emblematico il dato relativo alla Carta dei Servizi, uno strumento che è nato per dare agli utenti certezza dei loro diritti. Ebbene se l’81 per cento delle strutture dichiara di avere una Carta dei Servizi solo il 15 per cento afferma di distribuirla agli ospiti. Il che sta a significare che la Carta viene fatta solo per un obbligo normativo ma poi viene quasi tenuta nascosta perché, evidentemente, le sue previsioni sono destinate il più delle volte a restare solo sulla carta. Ancora più preoccupante il dato del personale. Mancano le figure che sono preposte a garantire la qualità del servizio. Solo l’1 per cento delle strutture ha un direttore, ancora l’1 per cento ha terapisti e il 2 per cento personale infermieristico qualificato. Come se non bastasse poi gran parte del personale è fornito da cooperative esterne, il che se assicura alla struttura continuità del servizio e flessibilità non garantisce certo sulla qualità e continuità dell’assistenza.
Dato ora che è impossibile per l’Ente pubblico attuare controlli periodici e continui sulla congruità dei servizi offerti dalle strutture , basti il dato che questo tipo di residenze sono in Italia circa 5000 con 265.000 posti letto, bisogna ricorrere al controllo che quotidianamente attuano Ospiti e familiari. Sono loro i garanti della qualità e della congruità di quanto viene offerto. E il pubblico deve riconoscere questo stato di cose ricorrendo per i ricoveri al sistema dei voucher che chi ha bisogno di un determinato servizio, come può essere quello del ricovero di una persona anziana in una RSA, può poi “spendere” nella struttura che offre i servizi migliori e più qualificati, magari integrando il voucher con risorse proprie, come già oggi avviene in moltissimi casi.
Giancarlo Magni
Consigliere Fondazione Filippo Turati