Per il Tribunale di Monza la retta per il ricovero in RSA di un anziano affetto da Alzheimer deve essere a completo carico del SSN.
Retta Alzheimer RSA: farà certamente discutere, almeno fra coloro che seguono da vicino le vicende sanitarie, la sentenza del Tribunale di Monza che riportiamo di seguito. Eppure è di una semplicità assoluta, tanto da sfiorare l’ovvio. Il giudice infatti, ma anche la Cassazione si era già espressa in questo senso, si è limitato a dire che quando per una persona ricoverata in una RSA c’è una stretta relazione fra le prestazioni assistenziali e quelle sanitarie (come è il caso di un soggetto affetto da Alzheimer), anche le prime sono a carico del Sistema Sanitario Nazionale e di conseguenza non possono essere fatte pagare al malato o ai parenti.
Retta Alzheimer RSA: chi paga?
La retta di una RSA infatti è composta da due parti: una quota sanitaria, che viene pagata dallo Stato, se viene riconosciuto il diritto all’ingresso in RSA, e una assistenziale o alberghiera che, in base al reddito, è pagata in parte o in toto dal malato. In realtà, vista la penuria di risorse degli enti locali che sono quelli che dovrebbero coprire questa parte di costi, questa quota si scarica quasi totalmente sulle famiglie. Ora è di tutta evidenza che dove l’assistenza sanitaria è largamente prevalente, come nel caso della Retta Alzheimer RSA, questa necessariamente ingloba anche l’assistenza alberghiera e quindi tutto deve essere a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Assoluto buon senso. Ma sarà davvero così? Ci sia permesso di dubitarne. Il nostro è il paese dove il dire prevale sul fare.
Nuovi LEA, risorse sufficienti?
L’affermare una cosa in via di principio è come averla fatta. Prendete il caso dei LEA, cioè delle prestazioni e servizi che il Servizio sanitario deve garantire a tutti i cittadini. Recentemente l’elenco è stato ampliato e aggiornato. Non c’è paese al mondo che abbia una così ampia previsione di servizi essenziali. Peccato le risorse che lo Stato mette nel capitolo sanità siano largamente insufficienti. Lo erano con il vecchio elenco di LEA, lo saranno ancora di più con il nuovo. Ci vorrebbe un extra finanziamento, all’anno, di 800 milioni, ma in molti parlano del doppio. Ci sarà invece una decurtazione sullo stabilito di circa 422 milioni per un riparto di costi che le regioni a statuto speciale non si vogliono accollare.
Invecchiamento della popolazione, occorre liberare risorse
Inutile scrivere un libro dei sogni se non si può rispettare. Molto meglio fare un elenco reale di quello che si può garantire e inserirvi le vere priorità. E fra queste non c’è dubbio che, visto il progressivo invecchiamento della popolazione, non può non esserci il capitolo dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Ma la nostra classe dirigente avrà il coraggio di tagliare dove si potrebbe davvero tagliare per liberare risorse? Ci sia permesso ancora una volta di dubitarne, a meno che, forti della sentenza di Monza, i diretti interessati non facciano valere i loro diritti. In caso contrario avremo assistito all’ennesima “grida” di manzoniana memoria, disposizioni cioè che venivano emanate di continuo ma che nessuno rispettava o faceva rispettare.
Ricordiamo che presso il Centro Socio Sanitario di Gavinana della Fondazione Turati è presente un modulo specialistico per malati di Alzheimer.