Gli anziani, già tra le prime vittime della grave crisi che sta attanagliando il nostro paese, si apprestano ad una ulteriore stangata con l’introduzione dell’Imu che, nel caso dei 300.000 ricoverati definitivamente nelle strutture pubbliche o private, verranno applicata nella sua forma più gravosa, prevista per i proprietari anche di una sola abitazione ma residenti altrove.
Ancora una volta gli effetti della crisi finanziaria, così come le misure dei Governi in carica, colpiscono gli anziani. Già abbiamo avuto modo di raccontare come, sulla base di uno studio pubblicato dall’Auser, siano proprio gli anziani i più danneggiati dalla situazione economica attuale. Adesso, secondo quando ha fatto notare il sindacato anziani Spi Cgil che ha analizzato a fondo la norma, una nuova beffa si prepara ad arrivare dal decreto “Salva Italia”, in particolare dall’articolo 13, ovvero quello riguardante l’introduzione dell’Imu. In essa, infatti, è stabilito che chi è in possesso anche di una sola casa ma è residente altrove dovrà pagare l’imposta nella sua versione maxi prevista, ovvero il 7,6 per mille contro il 4 dovuto in caso di abitazione principale nella quale si risiede.
A pagarne gravosamente le conseguenze saranno dunque i circa 300.000 anziani ricoverati permanentemente in case di riposo private o strutture residenziali pubbliche. A giugno, quando sarà previsto il pagamento, vi sarà per loro una vera e propria stangata. Si stima un importo che si aggira tra i 1.500 ed i 2.000 euro in più rispetto a quanto previsto nel caso di residenza nell’unica abitazione.
Per molti di questi anziani, è bene ricordarlo, la proprietà di una unica abitazione non rappresenta un lusso bensì una integrazione indispensabile alla pensione, così da poter affrontare le rette sempre più salate, sia nelle residenze private che in quelle pubbliche. Sempre secondo una indagine della Cgil, infatti, la retta a carico dell’assistito ha toccato la media di circa 2.000 euro al mese nelle strutture private e di 1.400 euro in quelle pubbliche.
Che dire, ci auguriamo che il Governo possa correre ai ripari con una norma ad hoc o con una circolare interpretativa.