Il tribunale di Belluno dà ragione ai gestori di due Rsa che avevano allontanato dal posto di lavoro dieci operatori no vax.
La questione dell’obbligo vaccinale giunge in tribunale: a Belluno è stato rigettato nei giorni scorsi il ricorso di dieci operatori no vax (tra cui due infermieri) di due Rsa della zona. Su questo tema così importante anche la Fondazione Turati è intervenuta più volte negli ultimi mesi, pronunciandosi a favore dell’obbligatorietà del vaccino anti Covid-19 per chi opera in questo tipo di strutture.
I dipendenti che hanno rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione sono stati per questa ragione allontanati dal posto di lavoro (risultano in ferie “forzate”) e hanno impugnato il provvedimento paventando il pericolo di una sospensione senza stipendio e di un licenziamento ritenuto però al momento insussistente da parte del tribunale.
L’ordinanza, come spiega Il Sole 24 Ore, afferma invece con chiarezza gli obblighi di sicurezza del datore di lavoro circa la salute dei propri dipendenti e la necessità di promuovere la vaccinazione proprio in ottemperanza a tale obbligo:
[…] ritenuto che la permanenza dei ricorrenti nel luogo di lavoro comporterebbe per il datore di lavoro la violazione dell’obbligo di cui all’art. 2087 c.c. il quale impone al datore di lavoro di adottare tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica dei suoi dipendenti; che è ormai notorio che il vaccino per cui è causa – notoriamente offerto, allo stato, soltanto al personale sanitario e non anche al personale di altre imprese, stante la attuale notoria scarsità per tutta la popolazione – costituisce una misura idonea a tutelare l’integrità fisica degli individui a cui è somministrato, prevenendo l’evoluzione della malattia; […]