Pubblichiamo questo contributo di Padre Giuseppe Pagano, Priore della Basilica fiorentina di Santo Spirito, su Sant’Agostino e l’attualità del suo pensiero.
Se mi chiedessero come frate agostiniano, se secondo il pensiero di S. Agostino possa essere considerato “attuale” e “perché?”, mi troverei in difficoltà, non tanto perché non sia convinto della sua contemporaneità, ma sulla scelta di motivazioni che mi spingerebbe molto spontaneamente a dire di sì.
E visto che ci troviamo a Firenze e vivo nella Convento di Santo Spirito, il primo motivo di attualità lo potrei trovare proprio in questo luogo, che ha visto nella seconda metà del Trecento la nascita dell’Umanesimo fiorentino, religioso e civile. E siamo agli inizi della nascita giuridica dell’Ordine Agostiniano. Santo Spirito ha potuto vedere uomini colti e popolani raccolti a discutere di “cose umane e divine” attorno ad un frate agostiniano di un certo spessore quale era Padre Luigi Marsili.
Si riproponeva quell’esperienza che Sant’Agostino aveva portato avanti a Cassiciaco (attuale Cassago Brianza), sia prima che dopo il suo Battesimo. Lì Agostino si ritrovava con i suoi amici, con la madre Monica ed il figliolo Adeodato. I temi trattati erano diversi: la felicità, la morte, la religione, la preghiera… Da questi incontri-dialoghi, nascono le prime opere del Vescovo di Ippona. Egli è moderno sia per il contenuto del suo pensiero e sia per il metodo, attraverso il quale ogni persona presente al “convegno”, poteva esprimere il proprio parere. Non erano mai lezioni cattedratiche.
Tra i diversi aspetti in cui Agostino può esserci maestro ancora oggi è per la risposta che può dare all’attuale “scristianizzazione”. Charles Peguy diceva che il nostro è un mondo prospero senza Gesù, tutta una società prospera, senza Gesù. Ed è un mondo prospero senza Gesù, ma non disperato. E questo significa che il nostro tempo corre il rischio di riuscire a fare a meno del cristianesimo. Che risposta dare a questa tendenza attuale? E forse qui possiamo rispondere con un pensiero che possiamo appunto definire “attuale” di S. Agostino. A volte si è pensato e forse ancora oggi, che la cultura potrebbe essere in grado di ristabilire un dialogo tra cristianesimo e “scristianizzazione”, ma forse è necessario ricorrere a qualcosa che venga prima della cultura. S. Agostino arriva a dire, seguendo S. Paolo, che tutta la dottrina cristiana, senza la delectatio e la dilectio, senza cioè l’attrattiva amorosa della grazia, diventa lettera che uccide. Infatti nell’opera lo Spirito e la lettera (4,6) così scrive: La dottrina dalla quale riceviamo il comandamento di vivere sobriamente e rettamente è lettera che uccide, se non ci assiste lo Spirito che vivifica. Infatti le parole: La lettera uccide, lo Spirito dà vita (2Cor 3,6), non si devono intendere soltanto come ammonizione a non prendere in senso letterale ciò che è stato scritto in senso figurato e di cui sarebbe assurdo il senso letterale; ma, intuendo il loro significato simbolico, cerchiamo di nutrire l’uomo interiore con una interpretazione spirituale, perché la sapienza della carne porta alla morte, mentre la sapienza dello Spirito porta alla vita e alla pace (Rom 8,6).
Non è quindi la cultura e né la dottrina cristiana che può stabilire un rapporto con un uomo per il quale il cristianesimo è un passato che non lo riguarda. Ma è un qualcosa che S. Agostino chiama appunto dilectio. Allora non si diventa cristiani grazie ad un discorso di teologia, né perché si legge la Bibbia. Queste possono essere occasioni per diventare cristiani. S. Agostino dice infatti: Dal Signore viene anche la Scrittura ma non ha nessun interesse umano se non vi si legge Cristo (Comm. Vang. Gv. IX, 5).
Padre Giuseppe Pagano
Priore della Basilica di Santo Spirito di Firenze
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