Celebrato a Gavinana il cinquantesimo anniversario della Fondazione Turati. I riconoscimenti del Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, del sindaco di Firenze, Dario Nardella, e degli amministratori dei comuni dove opera la Turati. I nuovi progetti della Fondazione che punta ad aprire una struttura a Firenze.
Uno sguardo al passato e occhi puntati decisamente al futuro. Così la Fondazione Filippo Turati ha celebrato a Gavinana il cinquantesimo anniversario della sua nascita avvenuta il 7 ottobre del 1966 con decreto dell’allora Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat. Sala delle feste della RSA “I Fiori” gremita, tantissime le autorità, civili e militari, presenti, fra queste il Presidente della Giunta regionale, Enrico Rossi, il sindaco di Firenze Dario Nardella, e i rappresentanti istituzionali dei comuni dove si trovano le strutture della Turati, Silvia Cormio, sindaco di San Marcello, Daniela Belliti, vicesindaco di Pistoia, Rossella Falcone, vicesindaco di Vieste, in provincia di Foggia, e Lorenzo Piazzai, sindaco di Zagarolo, alle porte di Roma.
Ad accogliere gli ospiti e a fare gli onori di casa i vertici della Turati con il Presidente Nicola Cariglia, i componenti del Comitato direttivo, Giancarlo Magni e Graziano Cioni, il Presidente del Collegio dei Revisori dei conti, Antonio Gonfiantini, i membri del Consiglio di amministrazione, fra i quali applauditissimo il dottor Giancarlo Piperno che è l’unico componente ancora in vita del gruppo dei giovani che guidavano la Turati al momento della sua nascita, il dottor Cimoroni, presidente dell’Organismo di Vigilanza.
A tratteggiare in rapida sintesi i progressi fatti nel tempo dalla Turati, il Presidente Nicola Cariglia, che è intervenuto dopo il saluto degli amministratori locali delle città dove opera la Fondazione. ” E’ d’obbligo ricordare – ha detto Cariglia – come il motore di tutto fosse stato fino dai primi passi di questa avventura l’on. Antonio Cariglia, uno degli assertori più tenaci del pensiero turatiano e leader politico con grande esperienza internazionale, avendo per decenni ricoperto l’incarico di membro permanente del bureau dell’Internazionale socialista, a contatto con uomini come Willy Brandt, Harold Wilson, Guy Mollet, Olaf Palme, Bruno Kreisky.
Di Turati, Cariglia non si stancava di ricordarci il concetto che abbiamo posto come tema di questa giornata: ciò che conta è la forza operante. Delle esperienze nelle grandi democrazie europee, molte delle quali governate dalle socialdemocrazie riformiste e laburiste, il concetto che la qualità di una democrazia la si giudica dal modo in cui ci si prende cura dei bambini e degli anziani.
“La forza operante” ha fatto sì che in questi cinquanta anni la Fondazione abbia decuplicato il proprio patrimonio immobiliare passando dagli iniziali 4.000 metri quadri di immobili a 42.000. L’esperienza mutuata dai Paesi soprattutto del Nord Europa ha fatto sì che la crescita fosse legata anche alla qualità.
Ed è questo che ci rende maggiormente orgogliosi. Perché i criteri strutturali e organizzativi dei Centri Turati di Gavinana, Pistoia, Vieste e Zagarolo per la quantità di spazio e la qualità di servizi messi a disposizione degli ospiti, ancora oggi ci permettono di rispettare uno dei principi basilari della nostra ispirazione ideale, un imperativo categorico: la dignità di persona, è tanto più da tutelare quanto più si tratti di bambini, donne e uomini deboli per la loro età o per la malattia.
Oggi la Fondazione assiste cinquemila persone ogni anno, ha 450 posti letto nelle strutture sociosanitarie e 140 nella casa vacanze di Vieste.
Antonio Cariglia e quasi tutti gli uomini e le donne che assieme lui realizzarono questo esempio laico, forse unico, di azione sociosanitaria in un settore meritoriamente presidiato fino ad allora solo dalle istituzioni di ispirazione religiosa, ci hanno lasciato. L’opera compiuta resta, affidata ad altre mani. Nuovi amministratori, come si può leggere nell’invito che abbiamo distribuito, hanno il compito, gravoso ma anche appassionante, di portare la Fondazione verso nuovi traguardi. Lo fanno con lo stesso spirito: disinteresse assoluto, perché nessuno delle decine di amministratori che si sono susseguiti in questi cinquanta anni ha mai percepito una sola lira o euro di compenso; passione, e, se mi è concesso senza scadere nella retorica, una parola desueta: amore per chi ha bisogno. Bisogno di cure, di affetto, di non restare solo.”
Un successo, quello della Turati, che, come ha ricordato Giancarlo Magni che ha condotto la serata, “è stato tanto più significativo perché ottenuto senza alcun tipo di contributo pubblico o privato ma solo attraverso un’amministrazione attenta ed oculata, la passione e l’impegno non solo degli amministratori ma anche dei dipendenti e il costante investimento in nuove attività di tutti gli utili realizzati”. Ed è stato per tutti questi fattori che, come è stato ricordato anche da Graziano Cioni, oggi la Turati è una delle più importanti realtà del privato sociale laico che operano in Italia. “Ma – ha puntualizzato poi Cioni, che vanta una lunga esperienza amministrativa come vicesindaco e assessore a Firenze e poi come parlamentare nazionale – la Turati ha il dovere di guardare avanti, a nuovi impegni e nuove realizzazioni. Ora – ha sottolineato rivolgendosi al sindaco di Firenze e al Presidente Rossi – stiamo lavorando, come Fondazione, al progetto di realizzare a Firenze, dove i bisogni sono tantissimi, una delle nostre strutture”.
Invito subito raccolto dal sindaco del capoluogo toscano, Dario Nardella, e dal Presidente della Toscana, Enrico Rossi, che sono intervenuti dopo che il lo storico prof. Zeffiro Ciuffoletti aveva tratteggiato come i principi riformisti del pensiero di Turati siano oggi i più idonei a dare una risposta ai bisogni sempre più pressanti della parte più debole della popolazione. L’opera di istituzioni come la Turati – hanno sottolineato prima Nardella e Rossi –è un’indispensabile integrazione di quanto cercano di fare comuni e regione. “Siete una parte importante – ha puntualizzato Rossi – dello stato sociale della Toscana e la Regione è disponibile a favorire il vostro allargamento e il vostro insediamento a Firenze”.
Il Presidente ha poi ricordato come sia indispensabile che la politica sociale della parte pubblica sia affiancata da iniziative come quella della Turati che sono in grado di rispondere in modo più flessibile ai bisogni dei cittadini.
“Tra questi – ha aggiunto Rossi – ci sono quelli rappresentati dalla non autosufficienza e dalla conseguente necessità di assistere i lungodegenti per la quale sarebbe necessaria una legge che istituisca un fondo nazionale basato sulla mutualità e sul sistema assicurativo, un beneficio di cui godono già 400.000 toscani”.
Rivolto al presidente della Fondazione Turati, Nicola Cariglia, il Presidente Rossi ha poi concluso con i complimenti per ciò che i fondatori sono riusciti a fare, “un successo niente affatto scontato”.