Sono stati approvati dal Consiglio dei Ministri i due decreti attuativi del Jobs Act in materia di conciliazione tra famiglia e lavoro. I testi hanno avuto il parere positivo delle commissioni lavoro di Camera e Senato ma numerosi sono stati anche i rilievi critici delle parti sociali. Per tenere alta l’attenzione su questo tema la Fondazione Turati, in collaborazione con l’Associazione E.S.T. di Venezia, ha organizzato per lunedì 15 giugno alle ore 16.00 presso il Palazzo dei Vescovi (gentilmente concesso dalla Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia) un convegno su “la conciliazione fra maternità e lavoro: la tanta strada da fare”
Dopo i saluti di Alessio Colomeiciuc – Presidente Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia e di Nicola Cariglia – Presidente Fondazione Filippo Turati Onlus toccherà a Franca Maino, dell’Università di Milano e del Centro Luigi Einaudi Torino, animatrice di Secondowelfare.org, fare il punto sullo stato dell’arte trattando “La difficile conciliazione maternità – lavoro tra inadeguato sostegno pubblico e sperimentazione del secondo welfare”
Sulla base delle sue considerazioni e dei suoi stimoli si svilupperà il dibattito con gli interventi di Patrizia Pellegatti – Segretaria Cisl Toscana Nord sede di Pistoia, Cristina Pasquinelli – Vice-Presidente Confindustria Pistoia, Elena Calabria – Presidente CNA Pistoia, Chiara Mazzeo – Consigliere di Parità, Tina Nuti – Assessore alle Politiche Sociali Comune di Pistoia.
Con questa iniziativa la Fondazione Turati sceglie di impegnarsi su un fronte di crescita civile, culturale ed economica che guarda al futuro.
Donna, mamma, lavoratrice: spesso la conciliazione è difficile in tutto il mondo così come in Italia.
Nel nostro paese le donne sono multitasking da sempre ove si consideri che dedicano in media 5,3 ore al giorno al lavoro domestico e 3,3 ore al giorno al lavoro retribuito sul totale dei 7 giorni a settimana.
Le donne hanno una posizione svantaggiata nel mercato del lavoro, al quale hanno maggiori difficoltà ad accedere, e la maternità esaspera le differenze: nel 2012 – ha di recente ricordato l’ISTAT – il 22,4% delle madri occupate all’inizio della gravidanza, non lo era più a due dalla nascita del figlio (ovvero quando ha avuto luogo l’intervista) mentre il 42,8% di quelle che hanno continuato a lavorare dichiara di avere problemi nel conciliare l’attività lavorativa e gli impegni familiari.
Cresce nello stesso tempo l’insoddisfazione sia per il tipo di lavoro svolto sia in termini di mansioni: dal punto di vista del datore di lavoro la maternità è vista come un freno alla produttività aziendale e quindi le donne sono penalizzate nei percorsi di avanzamento nelle mansioni e nelle responsabilità.
Cosa fare per cambiare? Intanto va sostenuto un cambiamento culturale che affermi nei fatti il principio che si debbano condividere i carichi familiari , la cui responsabilità deve riguardare sia uomini che donne, per non creare discriminazione di genere.
E’ necessario agire da un lato attraverso il potenziamento, l’estensione e la flessibilità dei servizi pubblici all’infanzia dall’altro mediante la diffusione di strumenti di conciliazione, dalle quote di congedo obbligatorio separato per madri e padri ai premi a famiglie che bilanciano tra i sessi i tempi di cura dei bambini alla riduzione dell’orario lavorativo dei genitori senza penalizzazioni salariali negli anni successivi alla nascita dei figli fino al sostegno alla caratterizzazione di luoghi di lavoro child-friendly (nidi aziendali, spazi per l’allattamento, etc.).