Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, è intervenuto sul tema degli impianti sportivi in città in occasione di un workshop promosso a novembre 2018 da associazione Est e Icet Sport.
Dal workshop “Il partenariato pubblico privato per l’impiantistica sportiva”, promosso nel novembre scorso dall’associazione E.s.t. e Icet Sport, una lunga serie di spunti e di interventi sul tema dell’efficienza degli impianti sportivi. Qui un’intervista ad Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, incentrata sulla situazione in città.
Una proposta, quella del partenariato pubblico – privato che potrebbe risolvere qualche problema sull’impiantistica sportiva. L’amministrazione come si pone di fronte a questa proposta e a questa possibilità?
«Siamo assolutamente aperti, anzi crediamo che sia una strada. Metterla a punto poi non è semplice, ma ci stiamo lavorando. Ciò vale per i grandi impianti, che sono lo stadio e il palazzetto, dove noi abbiamo due società importanti che vi operano. Per quanto riguarda quella del basket, essa ha dimostrato capacità non solo nel tenere i bilanci in ordine, ma anche di riuscire a stare nella massima serie: è dunque una eccellenza assoluta. Adesso si pone il problema del nuovo palazzetto: dove farlo e con quale risorse? Noi siamo assolutamente aperti. Va detto che, una volta realizzato, possa anche in qualche modo essere produttore di reddito per la società. Non dovrà essere assolutamente una struttura statica, in cui giocare solo a basket, ma debba rappresentare, per la società e per la città, un luogo in cui si compie anche altro, e vi si trova anche reddito.
Per lo stadio la stessa cosa. La Società di calcio ha i conti in ordine ed ha necessità di sviluppare, intorno alla squadra principale, una serie di attività legate al mondo giovanile, che permettano di realizzare economia di bilancio, ma anche creare reddito. Perché dico questo? la questione principale, lo diceva in un intervento qui al convegno, mi pare Bresci, è un cambio di mentalità: sono finiti gli anni in cui la pubblica amministrazione poteva mettere a babbo morto centinaia di milioni di Euro sull’impiantistica sportiva. Semplicemente perché non ha questa disponibilità, non perché non lo voglia fare. E è finita anche l’epoca dei grandi magnati. La storia del basket di Siena lo insegna: a un certo punto casca la Fondazione, che versava milioni di Euro, senza aver nessun ritorno sulla squadra: di conseguenza crolla la società sportiva.
Oggi servono società sportive che abbiano bilanci in ordine, conti in ordine, che siano aziende, che siano capaci, difronte ad una uscita, di produrre dei redditi per colmare questa perdita. Lo stesso vale per gli sponsor. I grandi sponsor arrivano se si hanno dei ritorni: quindi se per esempio abbiamo un palazzetto abilitato anche per concerti e altro. Oppure se trovano stadi accoglienti, in cui poter promuovere la propria attività. Si tratta dunque di operare un cambio radicale di mentalità. Lo stesso vale anche per gli impianti più piccoli: purtroppo bisogna costruire bandi e non è facile, anche perché in queste scale non si erano mai realizzati. E qui un esempio è il Legno Rosso. Quindi, rispetto al primo anno, stiamo cercando di aggiustare il tiro, per capire se in città è presente una imprenditoria tale che, unita anche al mondo sportivo, riesca in questo anno a mettere mano al progetto. Non è facile, perché quello non è più un impianto sportivo, ma sostanzialmente, un rudere, sotto tutti i punti di vista. Non c’è rimasto nulla a norma, in sostanza».
L’amministrazione comunale intende intervenire economicamente sui progetti per la realizzazione o ristrutturazione degli impianti sportivi?
«Naturalmente quando diamo in gestione un bene sportivo possiamo anche decidere per una gestione ad esempio pluriennale. Sicuramente dovrà essere di lungo periodo, venti o trent’anni. E possiamo decidere di provvedere anche con un contributo. Se facciamo un bando, che ci sgrava per trent’anni della gestione dell’impianto, anche intervenendo con un contributo, sono sicuro che l’amministrazione avrà un risparmio economico. Questa è una strada che stiamo vagliando.
Ovviamente ad esempio sullo stadio siamo pronti ad intervenire, come promesso, dopo il dibattito dei mesi precedenti, rispetto all’agibilità. Abbiamo un progetto esecutivo per i lavori sulla tribuna ovest. Si tratta di quei duecentomila Euro di interventi che intanto garantiscono alla tribuna ovest vita e agibilità. Si tratta di una risorsa che in ogni caso sgraverebbe una eventuale gestione da parte dei privati. Questo vale per tutti gli altri impianti, ovviamente meno redditizzi: stiamo per attivarsi sul campo scuola. Siamo pronti con il progetto esecutivo di attivazione del mutuo per l’interventi alla pista, all’attrezzatura all’interno e alla recinzione. Tutto questo lo renderá veramente fruibile e per noi, ovvero utilizzabile per manifestazioni di carattere sportivo. L’amministrazione comunale può compartecipare. Lo deve fare, in modo particolare, in alcuni casi, dove non è reddittivo l’impianto».
Stefano Baccelli