I costi della sanità crescono in modo esponenziale. E’ necessario coinvolgere i privati nell’erogazione dei servizi. di Lucia Quaglino (Chicago Blog)
L’ultima dichiarazione di Monti in merito al servizio sanitario italiano ha gettato l’opinione pubblica nel caos. Secondo il presidente del Consiglio, il servizio sanitario nazionale sarebbe a rischio e in futuro potrebbe diventare insostenibile. Tuttavia, gli allarmismi sono inutili.Innanzitutto, è vero che, considerati gli aumenti futuri dell’età media (che, secondo l’Istat, potrebbe passare da 43,5 anni nel 2011 fino a 49,8 anni nel 2059) e le previsioni di crescita futura della spesa sanitaria (si veda, tra gli altri, F. Pammolli e N.C. Salerno, “Le proiezioni della spesa sanitaria Ssn. SaniMod 2011-2030”, Cerm, Working paper n. 3, 2011, http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato1972865.pdf), è urgente trovare quali sono gli sprechi da eliminare e degli strumenti alternativi per finanziare la sanità (che è in realtà quanto sostenuto da Monti), i cui fondi, secondo la Manovra Tremonti 2011, la Spending Review 2012 e la Legge di stabilità 2013, saranno tagliati per un importo pari a circa 14 miliardi di euro nel triennio 2012-2014, rispetto a una spesa maggiore di 112 miliardi nel 2011.
Anche nel Rapporto 2012 “Il Sistema Sanitario in controluce” della Fondazione Farmafactoring, secondo le simulazioni di spesa nel biennio 2012-1014, si evidenzia come la dinamica tendenziale dei costi indicherebbe l’esistenza di fattori strutturali che causerebbero nei prossimi anni una crescita importante e incompatibile con i livelli di finanziamento.
Proprio questo rapporto evidenzia pure che mentre la spesa relativa ai servizi sanitari (farmaci, visite specialistiche e ricoveri ospedalieri) in termini correnti è rimasta stabile, quella complessiva (che include anche i costi di struttura e gestione), è continuamente aumentata, così che nel 2010 il differenziale tra le due voci era pari a 650 euro pro-capite per anno, quasi il doppio rispetto al 2004 (quando era pari a 350 euro pro-capite per anno): da questo si deduce che, volendo fare interventi per razionalizzare la spesa sanitaria, non è tanto sulla prestazione dei servizi sanitari che bisognerebbe intervenire – e quindi le cure ai pazienti sarebbero garantite – quanto sulle spese amministrative e di gestione, oltre che sull’organizzazione del servizio.
Quest’ultimo aspetto mette in luce come proprio una presenza preponderante del pubblico, sia nel garantire il servizio che nell’erogarlo, sia fonte di conflitti di interesse che causano inefficienze (tra le altre, si veda il caso dell’eccesso di posti letto in Lombardia o quello della discrezionalità nell’allocare i fondi). Nel cercare soluzioni alternative per consentire il futuro finanziamento del SSN, il supporto di metodi di finanziamento che responsabilizzino gli utenti facendoli pagare in base al consumo (si pensi ai ticket), piuttosto che di erogatori privati, va quindi considerata come un possibile opportunità per slegare i meccanismi politici dagli obiettivi di tutela di un servizio fondamentale come quello sanitario. L’esistenza di privati, infatti, induce anche il pubblico, tramite il meccanismo concorrenziale, a controllare gli sprechi. Già ad oggi i privati sono presenti, tuttavia in misura limitata, in quanto forniscono il 25% di tutte le prestazioni, quindi in misura insufficiente per assicurare i vantaggi di un sistema pienamente concorrenziale.
Un’alternativa alla logica del monopolio pubblico, di fatto fallimentare nella capacità di garantire un buon servizio e cure di qualità a tutti, è rappresentata dai sistemi misti, i cui vantaggi e svantaggi sono descritti in modo approfondito qui, grazie ai quali si potrebbe mantenere maggiormente sotto controllo la spesa pubblica pur garantendo prestazioni di buon livello. Il caso tedesco rappresenta un esempio di successo di tale modello: in Germania tra il 1996 e il 2011, gli ospedali privati for profit sono aumentati del 66,6%, a fronte di una forte riduzione del numero degli ospedali pubblici (-33,4%) e degli ospedali non profit (-19,6%). La presenza di ospedali privati orientati al profitto assicura un maggior controllo dei costi, raggiungendo così l’obiettivo di contenimento anche della spesa pubblica pur a fronte dell’erogazione di servizi di buona qualità.
Se, quindi, si vuole garantire il futuro del Ssn, si inizi evitando i costi delle rendite politiche che caratterizzano il settore e non si tema la capacità dei privati di garantire un’offerta economicamente sostenibile.
Lucia Quaglino (dal sito Chicago blog)