Sanità, Toscana promossa a pieni voti
Dal confronto con le altre Regioni emerge la qualità dell’assistenza sanitaria che viene erogata in Toscana. I dati di uno studio del Ministero della Salute.
Nei giorni scorsi sono state diffuse a livello nazionale le valutazioni comparative di efficacia e qualità delle cure prodotte nell’ambito del servizio sanitario, così come previsto dal Patto per la Salute in attuazione del Programma Nazionale Esiti (PNE) sviluppato da Age.na.s (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) ) per conto del Ministero della Salute.
Con Il Programma Nazionale di esiti si forniscono dati ed informazioni che legano tra loro volumi di attività ed esiti delle cure ai fini della individuazione degli standard qualitativi e quantitativi della assistenza ospedaliera e consentire valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure prodotte nell’ambito del servizio sanitario
Nel dettaglio gli obiettivi principali di PNE sono:
- Valutazione osservazionale dell’efficacia “teorica” (efficacy) di interventi sanitari per i quali non sono possibili/disponibili valutazioni sperimentali (RCT);
Valutare nuovi trattamenti/tecnologie per i quali non sono possibili studi sperimentali
- Valutazione osservazionale dell’efficacia “operativa” (effectiveness) di interventi sanitari per i quali sono disponibili valutazioni sperimentali di efficacia;
Valutare la differenza tra l’efficacia dei trattamenti quando stimata in condizioni sperimentali rispetto a quella osservata nel “mondo reale” dei servizi ed il relativo impatto
- Valutazione comparativa tra soggetti erogatori e/o tra professionisti
con applicazioni possibili in termini di accreditamento, remunerazione, informazione dei cittadini/utenti, con pubblicazione dei risultati di esito di tutte le strutture per “empowerment” dei cittadini e delle loro associazioni nella scelta e nella valutazione dei servizi;
- Valutazione comparativa tra gruppi di popolazione (ie per livello socioeconomico, residenza, etc)
soprattutto per programmi di valutazione e promozione dell’equità;
- Individuazione dei fattori dei processi assistenziali che determinano esiti
ad esempio: stimare quali volumi minimi di attività sono associati ad esiti migliori delle cure e usare i volumi minimi come criterio di accreditamento;
PNE utilizza indicatori che devono essere documentati da protocolli scientifici basati sulla letteratura disponibile, con chiara definizione l’esito misurabile di salute in studio (i.e. mortalità a breve termine, ospedalizzazioni per specifiche condizioni etc.); quando non sono disponibili o misurabili in modo valido esiti diretti di salute, PNE utilizza esiti intermedi o esiti surrogati, che possono essere costituiti, ad esempio, da processi, procedure, tempi.
Per quanto riguarda gli indicatori di esito delle cure le valutazioni di PNE riguardano:
- le funzioni di produzione, attribuendo i pazienti/trattamenti al provider (ospedale o servizio di cura) , definito con criteri specifici per ciascun indicatore;
- le funzioni di tutela e committenza (ASL) attribuendo i pazienti/trattamenti all’area di residenza.
PNE individua oggi 129 indicatori, analizzati per gli anni 2008-2013, che consentono di individuare tempestivamente scostamenti dei valori per le singole aziende rispetto al valore medio nazionale, al benchmark nazionale e all’anno precedente.
Alcuni esempi possono aiutare a comprendere il valore delle informazioni fornite dal Piano:
- Per quanto riguarda le fratture del femore, “la proporzione di pazienti sopra i 65 anni operati entro due giorni è passata dal 28,7% del 2008 al 45,7% del 2013, restando ancora al di sotto dello standard atteso, superiore all’80%. Sulla base dei dati di mortalità a un anno, si stima che il numero di decessi prevenuti in questo periodo, grazie all’anticipazione dell’intervento, è di circa seimila; un effetto protettivo si mantiene per tutte le fasce d’età anche a fronte di diversi gradi di gravità della patologia Confrontando i dati del 2013 con quelli del 2011, si osserva che, mentre nel 2011 tutte le regioni del sud stavano messe peggio della media nazionale, nel 2013, la Sicilia ha valori medi superiori a quelli nazionali, mentre la Basilicata e il Lazio raggiungono i valori medi nazionali, paragonabili a Lombardia e Umbria. La Provincia Autonoma di Bolzano mantiene livelli alti, mentre Emilia Romagna, Veneto e Toscana migliorano ulteriormente pur partendo già da valori alti, riducendo anche l’eterogeneità interna.
- Il numero dei parti cesarei inizia a diminuire, anche se a piccoli passi e con alcune regioni ancora lontane dagli obiettivi prefissati.. La proporzione di parti cesarei primari è infatti passata dal 29% del 2008 al 26% del 2013, con grandi differenze tra regioni: in Campania, ad esempio, un parto su 2 è cesareo e questo mentre l’Organizzazione mondiale della sanità sin dal 1985 ha affermato che una proporzione di cesarei superiori al 15% non è giustificata e lo stesso regolamento del ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera fissa al 25% la quota massima di cesarei primari per le maternità con più di 1.000 parti e 15% per le maternità con meno di 1.000 parti. Le regioni del Nord presentano valori intorno al 20% (fatto salve Liguria e Valle d’Aosta) ed invece quelle del Sud hanno valori prossimi al 40% che, nel caso della Campania, arrivano al 50%.
- Sul numero dei parti per struttura il PNE mette in evidenza che in Italia ci sono 133 strutture che effettuano meno di 500 parti l’anno (su 521 ospedali presi in considerazione), lontane dal parametro minimo fissato dai nuovi standard ospedalieri ministeriali. La distribuzione territoriale di queste strutture sottodimensionate è la seguente: Abruzzo (4); Basilicata (2); Calabria (1); Campania (20); Emilia Romagna (8); Friuli (3); Lazio (12); Lombardia (8); Marche (1); Molise (1); Piemonte (6); Bolzano (4); Trento (4); Puglia (9); Sardegna (10); Sicilia (18); Toscana (8); Umbria (6); Veneto (8). Occorre tener conto tuttavia che sono incluse anche le case di cura private non accreditate che non sempre si riescono a distinguere solo dalla denominazione: nel Lazio ad esempio , delle 12 strutture sotto 500, 6 sono case di cura private non accreditate.
I valori assunti dagli indicatori di esito del PNE convalidano l’efficacia delle cure ospedaliere in Toscana che si conferma come la regione con la più bassa percentuale di indicatori negativi (9%) e tra quelle con la più alta percentuale di indicatori migliori rispetto alla media nazionale (27%, seconda solo alla Valle d’Aosta, che ha il 29%).
Percentuale di indicatori rispetto alla media nazionale
Fonte: Quotidiano sanità.
Dal PNE 2014 emerge che in Toscana nel 2013 sono stati ricoverati pazienti più complessi che nelle altre regioni – indice di case mix (ICM) – e che per curare questi pazienti sono stati necessari meno giorni di ricovero che nelle altre regioni – indice di case performance (ICP)-
Attività per acuti in regime ordinario, confronto ICM – ICP, 2013
Fonte Ministero della Salute
http://95.110.213.190/PNEed13