In Italia le persone disabili si recano in ospedale il doppio delle volte rispetto a quelle senza disabilità, ma i nosocomi italiani, tranne iniziative isolate, ancora non prevedono percorsi di cura personalizzati.
E’ stata recentemente presentata l’Indagine conoscitiva sui percorsi ospedalieri per le persone con disabilità, su cosa succede ad una persona con disabilità, durante un ricovero a causa di una patologia che non c’entra con la sua disabilità.
L’indagine realizzata da Spes contra spem e dall’l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma
- di conoscenza della situazione attuale delle strutture rispetto ai criteri, previsti dalla Carta, di accessibilità, personalizzazione e coordinamento dei percorsi sanitari
- di sensibilizzazione della politica della sanità sulle problematiche relative al ricovero ospedaliero delle persone con disabilità
Se è vero che in generale, come sostiene l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che le persone con disabilità hanno il doppio delle possibilità di trovare operatori non preparati e strutture inadeguate rispetto alle persone senza disabilità ed è tre volte più alta la probabilità che venga loro negato l’accesso a cure sanitarie, quale è la situazione in Italia?
Nella ricerca vengono raccolte e analizzate le risposte ad un questionario inviato nel 2014 via web ad un campione di 814 strutture ospedaliere (ASL, Aziende Ospedaliere, Policlinici Universitari, IRCCS – Istituti di Ricerca e Cura a carattere Scientifico) distribuite su tutto il territorio italiano,
Le dieci domande, a risposta chiusa, vertevano sulla presenza di misure, presidi, percorsi clinico assistenziali e figure professionali per verificare le modalità di accesso e di cura delle persone con diverse tipologie di disabilità
L’indagine ha confermato la valutazione dell’OMS che non è un posto per disabili ma ha evidenziato che la situazione italiana è ben peggiore.
In Italia le persone disabili si recano in ospedale il doppio delle volte rispetto a quelle senza disabilità, ma i nosocomi italiani, tranne iniziative isolate, ancora non prevedono percorsi di cura personalizzati.
- solo in poco più di un terzo delle strutture (36%) è previsto un percorso prioritario per i pazienti con disabilità che devono fruire di prestazioni ospedaliere. La percentuale più elevata di strutture con un flusso prioritario si riscontra nelle regioni del Centro (45,5%), quella più bassa nel Mezzogiorno (19,4%).
- oltre il 78% degli ospedali non prevede spazi adatti di assistenza per le persone con disabilità intellettiva, motoria e sensoriale.
- Nessuna struttura ha mappe a rilievo per persone non vedenti, mentre solo il 10,6% è dotato di percorsi tattili. I percorsi tattili sono assenti negli ospedali monitorati nelle regioni del Mezzogiorno, mentre sono presenti in circa il 13% di quelli del Centro-Nord.
- DISPLAY LUMINOSI per le persone con deficit uditivo sono presenti nel 57,8% degli ospedali ma la percentuale scende al 45,2% in quelli del Mezzogiorno
- Solo il 12,4% dei Pronto Soccorso – e nessuno nell’Italia Meridionale – ha locali o percorsi adatti per visitare pazienti con disabilità intellettiva. Se consideriamo gli ambulatori e i reparti la situazione appare leggermente più positiva con percorsi clinico assistenziali e locali dedicati per visitare e assistere persone con disabilità intellettiva/cognitiva presenti nel 21,7% delle strutture che hanno risposto all’indagine, con forte forbice nord sud (29% contro 6.5%).
- La situazione appare migliore per quanto riguarda la presenza della figura del case manager (prevista nel 61,5% delle strutture); e la grandissima maggioranza degli ospedali (95,7%) ha risposto di consentire la permanenza, oltre l’orario previsto per le visite, del caregiver della persona con disabilità.
Situazioni che rappresentano disagi per qualsiasi paziente quali l’attesa al pronto soccorso, un esame invasivo per diagnosticare una malattia, la degenza in reparto, diventano in un vero e proprio ostacolo per chi vive in una condizione di fragilità: sono le cosiddette “barriere sanitarie”, quasi insormontabili soprattutto negli ospedali del Mezzogiorno.
In ospedale una persona con disabilità rischia di diventare disabile due volte, perché per avere diritti uguali a tutti gli altri ha bisogno di risposte diverse.