Una nota pubblicità, entrata oramai nello linguaggio comune collettivo, affermava che “prevenire è meglio che curare”. E quella che potrebbe sembrare la scoperta dell’acqua calda in realtà alle volte può diventare una tra le imprese più ardue anche per la più evoluta tecnologia. Nel campo dell’Alzheimer, infatti, ancora oggi non si sono riscontrate cure in grado di sconfiggerlo, ma solo per limitarne le degenerazioni e gli effetti collaterali. E se non lo si cura, figuriamoci se lo si può prevenire. Ebbene, una nuova ricerca USA tenterà, attraverso un nuovo studio, di sconfiggerlo prima che i primi sintomi compaiano.
Il National Institute of Health ha infatti varato una sperimentazione su un campione esteso di famiglie con elevata predisposizione alla malattia, residenti in Colombia. Molti dei cinquemila soggetti, infatti, hanno una mutazione genetica che li condanna all’insorgenza del morbo già attorno ai quarantacinque anni. Lo studio, sottoposto a trecento dei suddetti cinquemila soggetti, avrà una durata di cinque anni e costerà circa cento milioni di dollari, sebbene i primi risultati si dovrebbero avere nel giro di due anni. Si tratta della prima volta che un esperimento sull’Alzheimer viene avviato su persone ancora sane, sebbene geneticamente predisposte. Aspettiamo dunque quali risultati sanno ottenuti.