Tra paure e speranze: questo è il titolo del volume nel quale sono illustrati i risultati della ricerca che la Fondazione Turati ha commissionato a Microcosmos s.r.l. di Siena sulla condizione degli anziani nelle tre regioni Toscana Lazio e Puglia dove la Fondazione è presente con proprie strutture.
Una ricerca di ampiezza inusuale ove si consideri che sono oltre duemila i residenti in età compresa tra 60 ed 85 anni intervistati nelle tre regioni e nella quale dati oggettivi e valutazioni soggettive si intrecciano per una più efficace lettura della condizione attuale e delle aspettative degli anziani nelle tre regioni. L’indagine sul campo condotta attraverso le interviste è accompagnata da un sintetico inquadramento – a scala europea e nazionale – delle tematiche dell’invecchiamento, della condizioni e delle aspettative degli anziani oltreché delle azioni messe in essere per promuovere da un lato l’invecchiamento attivo e dall’altro assicurare adeguati livelli di assistenza.
Dei contenuti del volume (edito da Lucia Pugliese Editore – Il Pozzo di Micene di Firenze) si presenteranno , in una serie di articoli, i contenuti fondamentali: chi fosse interessato a riceverlo può farne richiesta alla Fondazione.
a. Gli anziani in Europa
Alzare lo sguardo oltre il recinto dei confini nazionali aiuta a comprendere meglio i termini delle questioni: i dati mostrano come in Europa, dove i tassi di crescita dell’economia nel futuro, anche oltre la crisi , sono stimati a livelli assai bassi si ponga con grande evidenza il problema della sostenibilità economico-finanziaria della spesa per l’assistenza ed i servizi socio-sanitari per una popolazione sempre più anziana la, oltre a deprimere la crescita economica, comporta crescenti esborsi per pensioni e servizi.
Questo invecchiamento, che si combina con il calo delle nascite e è non sufficientemente controbilanciato dall’ingresso di immigranti con un minimo di qualificazione, ha prodotto l’innalzamento consistente della quota di popolazione ultrasessantacinquenne sul totale.
in Italia nel 2050 costituirà oltre il 35% del totale, oltretutto in condizioni di salute peggiore rispetto agli altri paesi e con crescenti limitazioni nelle attività quotidiane.
Al di sopra della soglia del 30% si collocano Spagna, Italia, Grecia e Portogallo, i grandi “malati” dell’Unione le cui modeste performance economiche sono determinate anche dal fardello messo sulle spalle di chi lavora e dal quale devono venire le risorse per sanità, assistenza e pensioni.
E’ lo spread “grigio” che incombe sul futuro dell’Europa e che separa i paesi del Sudeuropa da quelli scandinavi e dall’Olanda, dove gli ultrasessantacinquenni sono meno di un quarto della popolazione.
Popolazione di 65 e più anni sulla popolazione totale: stime al 2050
Ne conseguirà un incremento rilevante della quota di Prodotto Interno Lordo (PIL) assorbito dalla spesa conseguente a questo invecchiamento, spesa della quale non conterà solo la quantità ma anche la qualità, la sua distribuzione tra trasferimenti monetari – le pensioni soprattutto – e servizi, in particolare quelli sanitari e per la cura e l’assistenza a lungo termine (LTC).
Senza voler stabilire alcun nesso causale, là dove la spesa per i servizi sanitari e la LTC è più elevata (paesi scandinavi ed Olanda al solito) là si registra la più elevata soddisfazione degli anziani per la propria condizione, dove invece prevalgono i trasferimenti monetari per le pensioni come avviene in Grecia, Spagna ed Italia il livello di soddisfazione è assai più basso.
Il livello di benessere raggiunto e la soddisfazione per la propria condizione di vita non mette tuttavia al riparo nessuno dalle conseguenze dell’invecchiamento che impone non solo sostanziali riforme del welfare così come è stato concepito e vissuto fino ad oggi ma anche l’orientamento di comportamenti e stili di vita all’invecchiamento attivo. Oggi pesa sicuramente la crisi ma al di là di questa è strutturale
la propensione al lavoro in età oltre i 65 anni la più bassa nei paesi del Sudeuropa
Questi stessi paesi mostrano anche il tasso più basso di partecipazione ad attività sociali che sostengono l’invecchiamento attivo. L’Italia si colloca nettamente al di sotto della media europea per l’impegno nel volontariato, nelle organizzazioni religiose come nel sociale e nello sport, nella politica come nell’istruzione, a livelli modestissimi, a dispetto della proclamata formazione permanente, della longlife learning.
L’Italia in particolare mostra una sfiducia accentuata verso tutto e tutti, dai soggetti istituzionali (comprese le autorità locali) ai soggetti sociali, compresi i sindacati ed anche la fiducia riposta verso le stesse organizzazioni degli anziani, verso la Chiesa e le organizzazioni religiose si pone a livelli inferiori rispetto alla media UE: nuovi soggetti politici e nuove forme di protesta trovano proprio origine in questa insoddisfazione e nella incapacità dei soggetti istituzionali e politici di percepirla e dare risposte.
Giudizio sul ruolo dei diversi soggetti istituzionali e sociali: Italia-UE (da negativo – 10 a +10 positivo)
Colpisce il giudizio meno favorevole degli anziani nei confronti delle località dove si vive paesi e città, quasi si andasse smarrendo lo spirito di comunità – la civicness – sotto i colpi dei cambiamenti demografici, sociali ed economici: in Italia come negli altri paesi del Sud Europa quello che ancora conta è la famiglia che interviene per supplire alle carenze dell’assistenza pubblica: è un peso che grava in particolare sulle donne ed il cui apporto non viene contabilizzato nel PIL.
% che ritiene che l’assistenza implichi un impegno eccessivo dei familiari