Anche per l’architetto Marco Biagini di Pistoia, il tema del partenariato pubblico-privato è caldo. Lo afferma in un’intervista raccolta al convegno “Il partenariato pubblico privato per l’impiantistica sportiva”, promosso a novembre 2018 dall’associazione E.s.t. e Icet Sport.
Il ruolo dei progettisti nel progetto di partenariato pubblico privato è al centro ed è fondamentale per costruire nuovi impianti. A Pistoia come siamo messi in questo senso?
«Da un paio d’anni il tema è caldo. C’è più consapevolezza negli sportivi di poter fare sport in impianti moderni ed efficienti. Purtroppo la situazione impiantistica pistoiese, ma direi della Toscana non è all’altezza delle aspettative. Quindi i comuni che sono un po’ in affanno come tutti gli enti pubblici, si rivolgono alle società sportive, in qualche modo le invitano a farsi avanti e proporsi. Però le amministrazioni hanno le idee un po’ confuse e vaghe. Tutto il peso finisce per ricadere sulle associazioni e le società sportive che chiamano in prima battuta noi professionisti e noi tecnici e si comincia a parlare e affrontare il problema. Però questo partenariato pubblico privato necessita la preparazione di una documentazione così importante che a volte scoraggia le società sportive, soprattutto se sono di modeste dimensioni e non strutturate. Perché entrano in gioco tante figure: oltre al progettista, l’architetto, ci sono anche l’avvocato e il commercialista. E quindi si comincia con il primo passo che è lo studio di fattibilità: questo è importante che le associazione capiscano. Perché è inutile proseguire se non ci sono le condizioni. Va fatto un minimo di investimento sullo studio di fattibilità che ti dà tutti i numeri e le condizioni tecnico economiche per capire se è il caso o meno di andare avanti».
Chi deve fare il primo passo?
«Il primo passo lo può fare la Società Sportiva. Nel senso la legge permette alla società di presentare una proposta al Comune e quindi in qualche modo avviare una trattativa. Da quel momento parte un percorso parallelo tra l’amministrazione pubblica e la società sportiva che porterà in fondo alla redazione del progetto, sempre a cura della società. Addirittura questo progetto il Comune lo metterà in gara e se la migliore offerta la fa chi l’ha proposto se lo aggiudica, se lo fa un altro chi l’ha proposto ha la possibilità di rilanciare. Se non rilancia, addirittura le saranno rimborsate le spese per la preparazione dello studio».
Abbiamo a Pistoia delle esperienze in atto?
«Ci sono delle società sportive che ci stanno lavorando per alcuni impianti sportivi della città, ma ancora non abbiamo casi concreti».
Quindi più che mai appare opportuna questa iniziativa di proporre un convegno sul tema?
«Sì questa è una iniziativa che nasce tra operatori del settore, progettisti, imprese, in parte anche l’amministrazione. Tutto questo con la volontà di far capire e di creare questo tavolo per far conoscere questi strumenti alle associazioni sportive. Strumenti che ci sono e che andrebbero un po’ schematizzati per renderli più semplici, perché così sono veramente complessi e spaventano».
È una complessità reale o apparente, nel senso che alla fine si può arrivare ad un risultato senza scoraggiarsi?
«La complessità c’è, ma i casi ci sono. Però bisogna sempre tenere presente che il partenariato pubblico privato si fa in due: la società sportiva e l’amministrazione. Quindi anche l’amministrazione ci deve mettere del suo. Non può aspettarsi che tutti i problemi le vengano risolti dalle società sportive».
Stefano Baccelli