Il Libro Bianco sulla sanità lombarda: verso la toscanizzazione del sistema?
E’ sicuramente una scelta importante quella compiuta dalla Regione Lombardia di avviare una riflessione pubblica sullo stato e le prospettive della sanità lombarda a partire da un Libro Bianco che riepiloga le principali questioni aperte ed ipotizza innovazioni e cambiamenti anche rilevanti, anche attraverso il raffronto con quello che avviene in altre realtà europee ed italiane.
Il volume si compone di due parti: la prima traccia il quadro attuale della sanità, la seconda ne delinea la possibile evoluzione
Vi si ritrova enunciata la conferma dei principi che caratterizzano il sistema sanitario lombardo:
- l’affermazione della libera scelta. In Lombardia i cittadini continueranno a poter decidere liberamente da chi farsi assistere, dal sistema pubblico o dal sistema privato, senza che questo comporti per loro un onere aggiuntivo
- il passaggio dalla “cura” al “prendersi cura”, dal “to cure” al “to care”, attraverso il superamento della
mera logica di intervento d’urgenza o a posteriori, a favore di un’ottica di accompagnamento della persona, anche attraverso la prevenzione, la valutazione delle necessità del singolo cittadino e dell’ambiente familiare in cui vive e invecchia. Per la regione prevede di procedere a una migliore e maggiore integrazione sul territorio delle strutture sanitarie con i servizi alla persona, attraverso nuovi modelli assistenziali e nuovi modelli organizzativi
- un modello di organizzazione che separi le funzioni chiave: la programmazione, l’erogazione delle prestazioni e il controllo. Ad ogni azione programmatoria deve corrispondere capacità di misurarne gli effetti e gli impatti per valutarne l’efficacia e la misura si deve basare sul confronto rispetto a standard di quantità, di qualità e di costo, anche per garantire che la valutazione di chi guida il sistema sia basata solo su criteri di merito. La misura, quindi, sia come strumento di governo, sia come metodo per migliorare la trasparenza nei confronti dei cittadini, attivando un sistema di vendor rating che permetta di premiare chi eroga servizi migliori.
Una riorganizzazione delle sia a livello di funzioni all’attuale organizzazione del sistema sia a livello di governo regionale che sul territorio, attraverso un progetto di riforma una migliore integrazione tra le strutture regionali della salute e del sociosanitario, le nuove Agenzie Sanitarie Locali, le Aziende Integrate per la Salute (AIS), nonché la centrale unica di committenza (ARCA), che raggrupperà in un’unica stazione appaltante l’acquisizione di beni e servizi, nella garanzia di produrre economie di scala senza però escludere le aziende del territorio lombardo.
Soggetto centrale diventa l’AIS, Azienda Integrata per la Salute, che al suo interno ospita tutti i servizi, integrando all’origine quello che oggi è diviso, frammentato e disarticolato, specie nell’area dell’integrazione tra servizi sociali e sanitari, garantendo la continuità assistenziale e superando la tradizionale distinzione tra ospedale e territorio. La programmazione territoriale viene valorizzata e l’ASL, che passa da “azienda” a “agenzia”, opera su un territorio più ampio di quello attuale. La rete ospedaliera si riorganizza su due livelli, con ospedali di rete e minore intensità di cura e ospedali di riferimento ad alta intensità di cura, strategicamente distribuiti sul territorio. Su tutto, una struttura tecnica regionale che misura e controlla la qualità e l’appropriatezza.
Le nuove Agenzie Sanitarie Locali (ASL) che sostituiscono riducendole di numero le attuali ASL sovrintendono all’organizzazione territoriale sanitaria, sociosanitaria e sociale in collaborazione con i Comuni; l’accreditamento dei soggetti erogatori; la negoziazione e la contrattualizzazione; il controllo dell’appropriatezza delle attività di ricovero; della specialistica ambulatoriale; delle attività sociosanitarie; della tutela della salute umana e animale.
L’Azienda Integrata per la Salute (AIS) opera in concorrenza e in collaborazione con gli erogatori privati accreditati e si compone di un polo territoriale e di un polo ospedaliero.
- Il polo territoriale svolge la prevenzione sanitaria e sociosanitaria, ed eroga prestazioni di bassa complessità; è il polo direttamente responsabile della presa in carico globale degli assistiti. In questo ambito vengono ricompresi i Centri Socio Sanitari Territoriali (CSST), i Presidi Ospedalieri Territoriali (POT) e le Farmacie di servizio.
- Il polo ospedaliero è articolato su più livelli, prevalentemente orientato alle prestazioni in acuzie e in elezione, all’erogazione delle prestazioni sanitarie specialistiche a livelli crescenti di complessità, alle funzioni di emergenza-urgenza e alla riabilitazione post-acuta.
Novità sostanziali riguardano il sistema di finanziamento a partire dalle distinte tipologie di diagnosi e cura
- il tradizionale sistema di pagamento a singola prestazione o accesso di ricovero, per i pazienti acuti o di difficile standardizzazione;
- una nuova tariffa per il prendersi cura, anche attraverso voucher, dei pazienti affetti da patologie croniche.
Sul libro bianco si è sviluppato un serrato confronto anche politico che lo ha configurato più come una base di discussione che un pacchetto di decisioni già definite.
In particolare è contestato il passaggio da quello che è considerato il geniale principio che caratterizza il sistema lombardo ovvero il pagamento a prestazione per il quale la Regione paga solo per le prestazioni effettivamente svolte: “Grazie a questa filosofia, le prestazioni del servizio, sia da parte delle strutture pubbliche che da quelle private, avviene alle medesime condizioni, cioè per «prestazione» fornita. Che poi, a queste condizioni di mercato, gli ospedali privati facciano profitti e quelli pubblici spesso perdano quattrini (e le perdite siano ripianate da noi contribuenti), dipende solo dalla capacità gestionale del management di entrambe le imprese, nell’ottimizzare o meno tecnologie, processi, utilizzo della forza lavoro. Quando i privati, vedi crac del San Raffaele, hanno mal gestito sono giustamente falliti (rimando a un mitico articolo sul Corriere di Massimo Mucchetti, luglio 2011), così come il pubblico” (R. Ruggeri su Formiche, 28 luglio 2014).
Si accusa di voler abbandonare il principio liberale così affermato giocando sulle parole, da concorrenza a concorrenza-collaborazione e di adottare un linguaggio fumoso, più di stampo tosco-emiliano che lombardo,” in una losca semantica, «privato sociale», «concorrenza-collaborazione», «no azienda, sì agenzia” (Ruggeri cit. )
L’esempio del Libro bianco è sicuramente positivo e dovrebbe essere seguito dalle altre regioni che pretendono di rappresentare le esperienze più avanzate di gestione della sanità a livello nazionale: varrebbe la pena su questi argomenti di sollecitare un confronto