L’ISTAT ha pubblicato i risultati relativi alle dinamiche riproduttive delle donne in Italia e del difficile rapporto tra maternità e lavoro: dai dati emerge che a partire dal 2000 ad oggi ci sono sempre più donne sul mercato del lavoro, che incontrano limiti alla volontà di avere figli nella difficoltà di conciliazione tra famiglia e lavoro, resa ancora più difficile dalla crisi economica.
Nel 2012 il 22,4% delle madri occupate all’inizio della gravidanza, non lo era più a due dalla nascita del figlio (ovvero quando ha avuto luogo l’intervista) mentre il 42,8% di quelle che hanno continuato a lavorare dichiara di avere problemi nel conciliare l’attività lavorativa e gli impegni familiari.
In generale:
- il 48,8% delle madri risulta occupata tra il primo e il secondo riferimento temporale;
- il 33,2% si dichiara non occupata in entrambi i momenti;
- il 14% delle madri che lavoravano all’epoca della gravidanza non lavora più a distanza di circa 2 anni dalla nascita del bambino.
Cambiamenti nella condizione professionale delle madri di nati nel 2009/2010 prima e dopo la nascita del figlio – (anno 2012)
Pesano le differenze territoriali: il rischio di lasciare o perdere il lavoro con la maternità sale se si risiede al Sud (33,9% contro il 16,3% del Nord-Ovest) e aumenta proporzionalmente al numero di figli (il 55,5% delle madri al secondo figlio lascia il lavoro).
Le madri di nati nel 2009/2010 che hanno perso o lasciato il lavoro, per ripartizione geografica e numero di figli (anno 2012)
Anche la condizione del partner conta, con il rischio che aumenta nelle famiglie in cui il partner non è occupato oppure è occupato con una bassa posizione nella professione.
Tra le madri che non lavorano più il 52,5% ha dichiarato di essersi licenziata o di aver interrotto l’attività che svolgeva come autonoma; il 25% circa ha subito il licenziamento; per il 20% circa si è concluso un contratto di lavoro o una consulenza; il 3,6% dichiara di essere stata posta in mobilità.
Due donne su tre (il 67,1%) lamenta difficoltà di conciliazione degli impegni lavorativi con quelli famigliari, in calo rispetto al 2005 (78,4% ) mentre cresce al 13,5% l’insoddisfazione insoddisfazione per il tipo di lavoro svolto sia in termini di mansioni che di retribuzione (6,9% nel 2005).
A chi è affidato il figlio quando le madri lavorano?
- nel 92,8% dei casi affidano il figlio a servizi o persone che se ne occupino;
- nel 51,4% dei casi si rivolgono ai nonni;
- nel 37,8% lo affidano ad un asilo nido;
- nel 4,2% si rivolgono alle baby sitter.
Le persone e i servizi che si occupano della cura dei figli delle lavoratrici
Pesa il costo della retta per l’asilo nido considerata troppo elevata dalla metà (50,2%) delle madri che non hanno fatto ricorso al servizio , la metà (50,2%) mentre l’11,8% lo imputa alla mancanza di posti.
I motivi per cui il bambino non frequenta l’asilo nido
In questo contesto, come indicano le ricerche di Secondo Welfare, E’ proprio in questo contesto che sempre più spesso si sviluppano nuove soluzioni “dal basso”, nate a partire dalle esigenze quotidiane e ideate proprio dalle persone che sperimentano in prima persona i problemi: a questi temi a metà giugno la Fondazione Turati dedicherà una specifica iniziativa a Pistoia.