Forte sviluppo in Italia del secondo welfare per integrare gli interventi pubblici con nuove iniziative e risorse private e pubblico-private.
Cosa è il secondo welfare lo ha spiegato la Prof. Anna Maino del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano nel suo intervento al Convegno “Per un nuovo welfare: equità, crescita, sussidiarietà” organizzato nel marzo scorso dalla Fondazione Turati a Firenze.
Il punto di partenza – ha detto – è il riconoscimento che, a fronte di ineludibili istanze di riforma stante l’insostenibilità finanziaria del nostro modello di welfare, il nostro paese è segnato a tutt’oggi da un sistema pensionistico ipertrofico, con forti squilibri a sfavore di tutte le politiche del «nuovo welfare».
Occorre cambiare strada perché le proposte di ricalibrare al suo interno il welfare pubblico: meno pensioni, più servizi sociali; meno ai padri, più ai figli; meno risarcimenti, più opportunità non si affermano stante la resistenza degli interessi costituiti intorno basati su spettanze e diritti acquisiti.
La domanda che il gruppo di ricerca guidato dal prof. Maurizio Ferrera si è posto ha riguardato l’esistenza o meno di strategie alternative, o almeno complementari rispetto alla ricalibratura e che consentano di accelerare i tempi della transizione verso un nuovo, più efficace modello economico-sociale.
Nel mese di novembre è stato presentato il “Primo rapporto sul secondo welfare”, risultato di un lavoro biennale di Percorsi di secondo welfare, realizzato dal Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi di Torino in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano.
Dalla ricerca è emerso che a fronte dei vincoli del bilancio statale, si sta sviluppando un “secondo welfare” fondato sulla collaborazione fra soggetti pubblici, privati e non-profit, capace di mobilitare risorse aggiuntive e offrire soluzioni innovative ai bisogni dei cittadini.
Perché secondo lo spiega il prof. Ferrera: in senso temporale perché si innesta sul tronco del «primo» welfare, quello edificato dallo Stato nel corso del Novecento; in senso funzionale perché “si aggiunge agli schemi del primo, integra le sue lacune, ne stimola la modernizzazione sperimentando nuovi modelli organizzativi, gestionali, finanziari e avventurandosi in sfere di bisogno ancora inesplorate (e in parte inesplorabili) dal pubblico. Soprattutto, il secondo welfare mobilita risorse non pubbliche addizionali, messe a disposizione da una vasta gamma di attori economici e sociali”. Non si mette in discussione la funzione del primo welfare ma lo si integra in presenza di domande insoddisfatte.
Le risorse possono arrivare da assicurazioni private e fondi di categoria, fondazioni bancarie e altri soggetti filantropici, il sistema delle imprese e gli stessi sindacati, associazioni ed enti locali, anche per il tramite di eventuali imposte di scopo In Italia siamo fermi, per la spesa sociale non pubblica, al 2,1% del PIL, mentre in altri paesi si è a livelli superiori : Svezia (2,8%), Francia e Germania (3,0%), Belgio (4,5%) fino al Regno Unito (7,1%) ed all’Olanda (8,3)%. Ci sono evidentemente ampi spazi di crescita e le esperienze censite nel rapporto sono molteplici Ci sono esempi in tutta Italia (dalla finanza sociale alle fondazioni di comunità, dalle reti territoriali di conciliazione al social housing) in cui la collaborazione fra più attori consente alle comunità locali di attutire le conseguenze della crisi.
Il Rapporto, curato da Franca Maino e Maurizio Ferrera (Università degli Studi di Milano e Centro Einaudi) e presentato in collaborazione con la Fondazione Cariplo, analizza per la prima volta in maniera organica tutto il mondo del welfare non pubblico, i suoi protagonisti, i progetti nuovi sviluppati sul territorio e gli strumenti innovativi adottati.
Riprendiamo direttamente dalla presentazione del rapporto l Gli esempi più significativi di secondo welfare sul territorio
- finanza sociale dove si stanno sviluppando iniziative che mirano a cambiare i tradizionali rapporti tra finanza, terzo settore, enti pubblici e imprese. UBI Banca nella primavera 2012 ha sviluppato con successo titoli obbligazionari che oltre a garantire un ritorno sull’investimento offrono ai sottoscrittori la possibilità di sostenere iniziative di riconosciuto valore sociale. Nello stesso periodo Banca Prossima ha costituto una piattaforma online attraverso cui i privati possono prestare denaro direttamente alle organizzazioni non profit.
- politiche abitative, viene illustrato il passaggio dall’edilizia residenziale pubblica all’housing sociale, rivolto al “ceto medio impoverito” e basato su nuovi modelli di governance in cuil’ente pubblico diventa regolatore e promotore di interventi abitativi.
- servizi alla persona vengono approfondite le Fondazioni di partecipazione, come la Fondazione Cresci@MO, istituita nel 2012 dal Comune di Modena, a cui è stata affidata la gestione di cinque scuole dell’infanzia comunali.politiche di conciliazione, concentrando l’attenzione sui percorsi di riforma a livello sub-nazionale, prendendo in esame l’esperienza delle Reti territoriali di Regione
Il rapporto mette in evidenza in ruolo che le e Fondazioni di origine bancaria hanno sviluppato esperienze positive di contrasto alla crisi sia autonomamente, sui propri territori operativi, sia in partnership fra loro, a livello infra-regionale o nazionale.
– l’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo di Torino ha sviluppato Trapezio, progetto che si propone di avvicinare e sostenere soggetti vulnerabili offrendo loro le risorse adeguate per contrastare efficacemente il rischio di esclusione sociale e prevenire lo scivolamento in situazione di povertà.
– Fondazione Cariplo ha sostenuto un progetto regionale per diffondere l’Amministrazione di sostegno, istituto giuridico che permette di tutelare le persone in situazioni di fragilità, coinvolgendo e valorizzando una vasta gamma di soggetti: dalle organizzazioni del terzo settore agli enti locali, dalle ASL agli ordini professionali fino ai tribunali.
– Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo ha avviato un Piano straordinario di contrasto agli effetti della crisi su tutta la provincia cuneese stanziando 4 milioni di euro in 2 anni. Tra le iniziative del Piano c’è Emergenza Casa, progetto che contrasta la povertà abitativa per prevenire o gestire gli sfratti sempre più frequenti.
Il rapporto segnala infine il ruolo delle Fondazioni di Comunità. : gli schemi di micro-credito adottati dalla Fondazione Comunitaria del Ticino Olona, il progetto Famigliamoci sostenuto dalla Fondazione Provinciale della Comunità Comasca, le iniziative di sostegno alla genitorialità della Fondazione di Monza e Brianza, o il Fondo Emergenza Lavoro della Fondazione della Comunità del Novarese.
PER SAPERNE DI PIU’
http://www.secondowelfare.it/primo-rapporto-2w/primo-rapporto-sul-secondo-welfare.html
Per vedere i video con tutti gli
interventi integrali
del convegno fare click qui