Il vicepresidente vicario del Parlamento europeo, Gianni Pittella, interviene sulle politiche per gli anziani. ”Si susseguono anche in Italia le iniziative e gli incontri di approfondimento della fitta agenda dell’anno dell’invecchiamento attivo, come l’Unione europea ha dichiarato il 2012. L’Ue, come la maggior parte delle altre regioni del mondo, sta subendo un cambiamento significativo nella struttura della popolazione. Gli europei vivono piu’ la ungo e piu’ sani che mai e questo modello e’ destinato a svilupparsi e consolidarsi, grazie ai continui progressi medici e al miglioramento degli standard di vita.La popolazione dell’UE-27 si attesta a circa 501,1 milioni di persone al primo gennaio 2010. Di queste, circa 87,1 milioni hanno 65 anni o piu’. Oltre ad essere due degli Stati membri piu’ popolosi in termini assoluti, Germania e Italia si caratterizzano per la incidenza della popolazione anziana: 16,9 milioni di ultrasessantacinquenni in Germania e 12,2 milioni in Italia. Le donne tendono a vivere piu’ a lungo rispetto agli uomini. Ci sono 12 paesi dove il numero di donne molto vecchie e’ almeno doppio rispetto al numero di uomini molto anziani, tale rapporto sale a tre volte negli Stati membri baltici. Eurostat ci dice che c’e’ stato un notevole aumento della percentuale di persone di 65 anni o piu’ durante il periodo dal 1990 al 2010. All’interno dell’UE-27, la percentuale e’ aumentata di 3,7 punti percentuali durante il periodo in considerazione raggiungendo il 17,4%. Le statistiche suggeriscono che il ritmo con cui l’eta’ media sta crescendo si calmera’ un po ‘ nei prossimi decenni. Entro il 2060 l’eta’ media della popolazione dell’UE-27 si prevede si stabilizzera’ a 47,6 anni, circa 15 anni superiore a quella di un secolo prima. Tra gli Stati membri dell’Unione europea, la Svezia ha riferito la piu’ alta eta’ media a partire dal 1 Gennaio 1960 a 36.0 anni. A meta’ del 1990 la sua posizione e’ stata soppiantata dall’ Italia (38,5 anni nel 1995), che a sua volta e’ stato superato dalla Germania un decennio piu’ tardi (41,8 nel 2005, salendo a 44,2 nel 2010).
L’allungamento delle aspettative di vita nei paesi occidentali e in particolare in Europa e’ un importante conquista del modello sociale europeo. L’aumento degli standard di assistenza sanitari e l’innalzamento qualitativo dell’alimentazione, oltre a una cultura che si va diffondendo della prevenzione e dei corretti stili di vita, accresce l’incidenza sulla popolazione delle persone ancora attive ed efficienti ultrasessantacinquenni, allontanando la soglia dell’inizio della terza eta’. L’innalzamento dell’eta’ della pensione perseguito in Europa per oggettive esigenze economiche coincide effettivamente con una migliore condizione psico-fisica ai quali la maggioranza delle persone arriva ai 60 anni. Ci troviamo infatti spesso nella condizione di dover sottrarre al settore produttivo e all’economia l’apporto di persone di esperienza ancora in piena forma che possono dare obiettivamente ancora un elevato contributo alla vita pubblica. Il principale obiettivo della campagna varata dall’Unione europea con l’anno della vecchiaia attiva e’ di restituire alla societa’ il maggior numero di anziani e la maggiore quantita’ di questa risorsa straordinaria, oltre ad alleviare il sistema sanitario e del welfare, gia’ cosi’ appesantito in questi anni da inefficienze, funzioni anacronistiche e improprie, dal compito di assistere una popolazione in costante crescita.
L’anziano non puo’ e non deve essere mai un peso, ma si deve spostare l’orologio dell’assistenza al momento terminale della nostra vita. Il nuovo modello famigliare che si e’ venuto spontaneamente a formare dietro alle esigenze quotidiane determinate dal sistema lavorativo, poggia ormai da tempo sull’apporto determinante della figura dei nonni, che hanno supplito con la loro costante presenza, alle carenze del welfare, dell’istruzione, dell’assistenza all’infanzia, della sanita’, nella cura soprattutto dei piu’ piccoli. ”Sentirsi utili” e’ la prima condizione psicologica e fisica per mantenersi attivi, anche per chi non ha la fortuna, o non lo ha piu’ per ragioni anagrafiche, di occuparsi dei nipotini.
Gli anziani del 21esimo secolo sono diventati un ricco target per molte industrie: della cultura, dello spettacolo e del tempo libero, dei viaggi, dello sport, dei farmaci, degli integratori alimentari, dei prodotti salutistici, della moda.
L’obiettivo che l’Unione europea si e’ data e’ quello di spingere in questa fascia attiva della popolazione il maggior numero di anziani e di mantenerli il piu’ possibile nel mondo del lavoro anche dopo la pensione, con occupazioni adatte a valorizzarne interessi e competenze. I programmi pubblici di sensibilizzazione e educazione all’invecchiamento attivo devono coinvolgere i cittadini europei fin dall’eta’ matura.
I risparmi che apporteranno sui futuri bilanci ci permetteranno di potenziare le risorse disponibili per accrescere l’assistenza ai non autosufficienti e a coloro che abbisognano di essere inseriti, con il progredire dell’eta’, in una comunita’ famigliare o di assicurare alle famiglie di appartenenza mezzi e servizi per accudire i propri anziani.
Fonte ASCA