Ne avevamo già parlato ma ci dobbiamo tornare sopra poiché, purtroppo, ancora niente è stato fatto in tal senso e, ad oggi, gli anziani ricoverati in casa di riposo dovranno pagare l’IMU sulle abitazioni dove risiedevano come se queste fossero prime case vuota. L’unica novità al momento è rappresentata da un ordine del giorno in Senato con il quale ci si impegna ad affrontare la questione. Non vogliamo entrare nei meriti dei tecnicismi dai quali si arriva alla determinazione della “stangata”. Vogliamo solo ancora una volta gridare l’allarme e dire: attenzione, così non va. Occorre intervenire, ed intervenire subito. Non si può sempre considerare l’anziano come l’ammortizzatore al quale ricorrere per rimpinguare le proprie casse, non solo quelle familiari ma a quanto pare anche quelle dello stato. Specialmente se pensiamo agli scandali ed agli sprechi che ogni giorno ci vengono raccontati, rimaniamo basiti di fronte all’inerzia con la quale apparentemente questa problematica viene affrontata. Tanto più che, in questo caso, il bagno di sangue è previsto anche per lo Stato: sono infatti 2,3 milioni gli anziani che, secondo l’Associazione Nazionale Anziani e Pensionati di Confartigianato, non saranno in grado di far fronte alla nuova imposta. E cosa succederà se il Governo non sarà intervenuto e gli anziani non avranno pagato? Interverrà la famigerata Equitalia? Alla luce delle cronache quotidiane, l’idea di una iniqua battaglia è francamente agghiacciante quanto realistica.
Anche sul fronte delle famiglie con disabili adulti la situazione non è certamente delle più allegre. Nel decreto Salva Italia, infatti, è prevista una riduzione di 50 euro per ogni figlio a carico che non superi i 26 anni. Nessuna concessione è fatta, invece, a quelle famiglie con disabili adulti per i quali la casa non è una scelta facoltativa ma un “obbligo sociale”, dato che spesso se non impossibile per queste famiglie ricorrere a case in affitto. In tal senso qualcosa si sta muovendo. A Torino una associazione sta facendo pressione sul Sindaco Fassino affinché questa riduzione, seppur minima, possa essere concessa anche per ogni disabile a carico indipendentemente dall’età. Ci auguriamo che tale iniziativa possa ottenere successo non solo a Torino ma anche in tutte le altre città italiane, per quanto riteniamo che tale attenzione avrebbe dovuto manifestarsi in maniera spontanea direttamente in fase di stesura del decreto.