Il Ministero della Salute ha recentemente pubblicato Rapporto sull’attività di ricovero ospedaliero –
primo semestre 2014, realizzato in base alle Schede di dimissione ospedaliera (Sdo) pervenute entro fine dicembre al sistema informativo sanitario.
Sono quasi quasi 400 pagine con tabelle che presentano numeri, prestazioni effettuate, strutture che le hanno erogate: se ne possono trarre importanti valutazioni sulla qualità, l’efficacia, l’appropriatezza clinica e organizzativa dell’ assistenza ospedaliera.
Ci sono stati meno ricoveri in ospedale, soprattutto in day hospital, così come si sono ridotte anche le giornate di degenza trascorse dai pazienti in reparto: nel primo semestre del 2014 ci sono stati oltre 400 mila ricoveri in meno rispetto allo stesso periodo del 2013, mentre le giornate di degenza sono diminuite di quasi due milioni.
Le opinioni divergono sulle cause di queste riduzioni: c’è sicuramente una maggiore appropriatezza delle prestazioni, con una più attenta selezione dei ricoveri, con un ricorso crescente a quelle ambulatoriali mentre si utilizza ‘ospedale solo per le malattie acute. Ma c’ è anche una riduzione dell’ offerta con i tagli dei posti letto, soprattutto nell’area medica in particolari stagioni: ne è conferma il sovraffollamento dei Pronto soccorso, non solo per i tanti accessi inappropriati che non richiedono il ricovero, ma anche alle grosse difficoltà nel trovare posti letto in reparto.
Soprattutto non è garantita la continuità dell’assistenza fuori dall’ospedale: una volta che sia stata superata la fase acuta, sono necessarie dimissioni protette altrimenti il paziente corre il rischio di dover ritornare in ospedale. E’ lo stesso Rapporto del Ministero mette in evidenza «la stretta correlazione fra il ricorso inappropriato alle strutture ospedaliere e l’inadeguatezza del livello territoriale dell’assistenza».
I risultati migliori si hanno si negli ospedali di quelle Regioni che hanno riorganizzato il sistema- ospedale e l’assistenza sul territorio, con strutture intermedie, ospedali di comunità e servizi simili dove la prestazione erogata non è di qualità inferiore: è possibile anche risparmiare e così si possono impiegare le risorse per intervenire su altri livelli di assistenza carenti.
I tempi di degenza si riducono, con differenze regionali ancora significative
Attività per Acuti in Regime ordinario – Primo Semestre 2014
Il rapporto mette in luce anche il fenomeno della migrazione sanitaria (“mobilità passiva”) anche per sfiducia nelle strutture o per lunghe liste d’attesa: ci si sposta verso le regioni confinanti oppure si va da Sud verso nord. Quasi 8 ricoveri ogni mille abitanti – in ospedali per acuti in regime ordinario – avvengono al di fuori della regione di residenza , con un’ampia variabilità regionale: le quote più alte di ricoveri fuori Regione si riscontrano in Molise, Basilicata, Valle d’Aosta e Calabria; le più basse in Lombardia, Provincia autonoma di Bolzano, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana
Ci si sposta in regioni limitrofe, perché per chi abita sul confine l’ ospedale di un’altra Regione è più vicino a casa ma ci si sposta anche per ricevere cure ad alta intensità, come trapianti, cardiochirurgia, neurochirurgia, che non tutte le regioni sono in grado di erogare anche perché richiedono consistenti investimenti.
Ci si sposta dal proprio luogo di residenza in particolare per ricevere cure oncologiche: il valore di mobilità osservato per patologie tumorali (9,6%) è circa due punti percentuali in più rispetto alla mobilità generale per acuti in regime ordinario, ovvero oltre 265 mila malati di tumore vanno in cerca di cure ospedaliere in altre Regioni.
Mobilità ospedaliera interregionale – Attività per Acuti in Regime ordinario – Primo Semestre 2014
Occorre approfondire per comprendere se i pazienti emigrano in cerca di cure verso altre Regioni perché in quelle di residenza l’offerta di determinate prestazioni è carente , o perché hanno scarsa sfiducia verso le strutture disponibili, o ancora perché debbono combattere con tempi d’attesa troppo lunghi.