I risultati dell’indagine diretta presso gli anziani delle tre regioni Toscana, Puglia e Lazio promossa dalla Fondazione “F. Turati”.
L’indagine sul campo è stata condotta intervistando telefonicamente un campione di oltre 2100 cittadini di Toscana, Lazio e Puglia tra 60 ed 80 anni, rappresentativo delle realtà regionali per fasce d’età, sesso e territorio provinciale di residenza, nel quale si ritrovano sia anziani pienamente autosufficienti sia impegnati a prestare assistenza a familiari od amici, anziani che sono assistiti così come anziani che mentre ricevono assistenza la prestano ad altri a loro volta.
L’indagine si è prefissata di individuare i punti di forza e di debolezza del sistema attuale che di rilevare i bisogni espressi e anche quelli inespressi, latenti per costruire iniziative di miglioramento della condizione di vita della popolazione anziana nel prossimo futuro.
Il progetto, pur nella sua articolazione in moduli, è estendibile ad altre realtà territoriali e può aggiornare i contenuti e le fasi dei moduli diversi ad applicazioni locali mirate, quali piccoli territori in cui operano residenze sociali assistite.
L’analisi dei punti di forza e debolezza si realizza lungo i seguenti assi:
- condizione attuale;
- qualità e quantità dell’assistenza ricevuta (familiare, domiciliare, ecc.);
- minacce e le paure;
- attese e le speranze
Quasi sette anziani su dieci non hanno evidenziato particolari condizioni di disagio della propria condizione né, allo stesso tempo, si trovano a dover essere responsabili per altri anziani a loro vicini per cure quotidiane. Sono persone autosufficienti, che non esprimono domanda di assistenza né prestano assistenza ad altri; pur con una situazione che tende ad aggravarsi con l’avanzare dell’età, testimoniano una complessiva tenuta del proprio standard di vita, supportato, da una condizione economica che li soddisfa, da una percezione della sicurezza che non li impensierisce, da un atteggiamento che guarda alle opportunità che il mondo può offrire agli anziani, estranei al disagio che nasce dallo scarto tra necessità di assistenza e concrete risposte. La dimensione della Non Autosufficienza include le tre categorie di anziani che in posizioni diverse vivono questa condizione: quasi il 31% del totale, ripartito tra i Caregiver (16,2%), che assistono un anziano non autosufficiente, gli anziani non autosufficienti assistiti (12,1%), gli anziani che pur in condizioni di non autosufficienza prestano le loro cure ed attenzioni ad un altro anziano che sta peggio di loro (2,1%), una configurazione sandwich che fa sentire in modo particolarmente acuto le sofferenze ed i disagi. Gli Assistiti sopportano una condizione di vita difficile: oltre all’autosufficienza ridotta, talvolta aggravata da ricoveri e cadute, emergono paure e preoccupazioni, pensieri e stati d’animo volti al negativo per il proprio proprio futuro, soprattutto per il possibile aggravarsi della condizione di salute. Tale sentimento è rafforzato dalla valutazione negativa del proprio stato economico, acutizzata dalla difficile congiuntura nazionale e internazionale. Diversamente dagli anziani autosufficienti, una quota rilevante (27%) vive da sola ed il 38,6% con il coniuge convivente: valgono ancora e sono forti i legami familiari tanto che un 15% abita ancora con i figli mentre solo un piccolo numero (0,6%) vive con altri familiari. Ne esce l’immagine di un sistema che per la gran parte trova le risorse assistenziali al proprio interno e che non fa emergere una domanda chiara di assistenza formale. L’altro gruppo analizzato è costituito da coloro che, in condizione di personale autosufficienza, sono pressoché quotidianamente impegnate nella cura ed assistenza a familiari o persone care: a loro (il 16% del totale) compete un ruolo da “assistente” o “caregiver”.Dalle loro risposte emergono i problemi così come sono vissuti dal loro assistito, le preoccupazioni e le paure che riguardano la sua vita, piuttosto che la propria. Su tutto incombe la preoccupazione di assicurargli una sistemazione adeguata non soltanto per l’oggi ma soprattutto per un futuro nel quale il caregiver può non essere più in grado di prestare assistenza o venire a mancare del tutto. Influenzano il suo stato d’animo la disponibilità e la possibilità di scegliere quei servizi che potrebbero supportare l’azione di assistenza di cui si sta facendo carico.
Anziani per provenienza professionale, condizione economica e tipo di convivenza
In Toscana si ha una distribuzione equilibrata nella quale prevalgono gli anziani che provengono dal lavoro operaio (28%) rispetto agli impiegati (25,2%) ed alle casalinghe (17,6%) ma anche il lavoro autonomo di commercianti ed artigiani e liberi professionisti è ben rappresentato.
Nel Lazio si ha una polarizzazione sugli impiegati (33,2%) che sopravanzano le provenienze operaie ( 22,5%) mentre in Puglia casalinghe (36,7%) e impiegati (33,7%) disegnano un panorama con modeste attività produttive ed una bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Provenienza professionale
Oltre l’80% degli anziani percepisce una pensione di anzianità in Toscana, mentre nelle altre due regioni ci si ferma poco al di sopra del 70%. Se nel Lazio quasi il 10% riceve un’altra pensione (invalidità, ecc.), in Toscana e Puglia la quota non si supera il 7%.
Ne consegue che quasi il 22% degli anziani non riceve una pensione in Puglia dove pesa il più elevato numero di casalinghe e la quota relativamente più elevati di anziani fino a 65 anni. Nel Lazio la quota dei senza pensione è del 17,5% mentre in Toscana è solo del 12%, risultato di una più diffusa, soprattutto tra le donne, partecipazione al mondo del lavoro.
Quasi il 60% degli anziani in Puglia dichiara difficoltà ad arrivare alla fine del mese con le entrate di cui dispongono, contro il 55% degli anziani del Lazio ed il 46,8% della Toscana.
Tra gli autosufficienti ben il 60% vive con il coniuge convivente, il 23% da solo ed il 14% circa con i figli. Diversa è la condizione abitativa della dimensione della Non Autosufficienza : solo il 42,4% vive con il coniuge (con l’età aumentano i casi di vedovanza) contro il 60,1% degli AA, e se per chi abita da solo o con i figli si hanno differenze marginali, balza al 12% la quota degli assistiti che vivono con la badante o con altri familiari (6,6%) mentre sono quote marginali quelle che vivono con altri familiari, in Ospedale od in struttura residenziale per anziani.