Simone Naldoni, PD, spiega come cambiano le Società della Salute. Nascono le Reti per l’Integrazione.
Martedi 4 marzo, insieme al Capogruppo del PD in Consiglio Regionale Ivan Ferrucci, ho presentato la PDL di modifica del sistema sociosanitario toscano; le proposte di Legge che proprio da oggi portano il numero 312 e 313, recano in calce la firma di cinque partiti di maggioranza su sei e di 22 consiglieri regionali e aderiscono al dettato dell’emendamento alla finanziaria votato nel dicembre scorso in Consiglio Regionale. In quell’occasione ci eravamo impegnati a presentare entro marzo 2014 una proposta di superamento dell’attuale sistema incentrato sulle Società della Salute, tenendo ferma la necessità di rafforzare il legame con gli Enti locali e l’integrazione socio sanitaria.
La proposta si basa su alcuni elementi chiave: la gestione associata del socio assistenziale di competenza comunale a livello di zona distretto, il rapporto con il socio assistenziale della ASL attraverso una Convenzione o l’Accordo di collaborazione che contempli anche le cure primarie, una più stretta governance con gli Enti locali a livello aziendale, di area vasta e regionale. Il tutto ovviamente rafforzando il rapporto con il Volontariato, il Terzo Settore e la Cooperazione sociale che nel corso degli ultimi anni ha dato importanti risultati. La Legge prevede anche la possibilità per chi lo vorrà di mantenere l’attuale forma consortile, a patto che aderisca al dettato normativo in termini di requisiti organizzativi e gestionali.
Risulta evidente quindi che il sistema che si basava sulle SdS è superato e si può parlare ora di Reti per l’Integrazione, basandosi il nuovo modello non su Enti ma su obiettivi di salute delineati a livello regionale, per raggiungere i quali i territori possono scegliere fra un ristrettissimo ventaglio di opzioni.
Giova ricordare che il legislatore nazionale nel corso degli ultimi anni è intervenuto ripetutamente e non sempre coerentemente sulle funzioni fondamentali da attribuire in forma esclusiva ai Comuni, ponendo un serio freno ai processi di integrazione socio sanitaria. In assenza di un quadro normativo nazionale certo e stabile che offra strumenti organizzativi e percorsi chiari, la nostra proposta di legge prova a dare certezze agli Enti Locali in modo da assolvere al dettato normativo nazionale senza disperdere quanti di buono costruito negli anni, in termini di integrazione socio sanitaria con la ASL del territorio. Si tratta di una normativa molto complessa, che ha imposto grande attenzione nella scelta degli strumenti da mettere a disposizione dei Comuni, in modo da evitare possibili contenziosi o margini interpretativi tali da disperdere quanto di buono si vuole ottenere in termini di integrazione e economie di scala. Contrariamente a quanto viene ancora oggi affermato inoltre, la forma consortile non è superata ne vietata, rimane quindi come opzione marginale per quelle zone che vorranno mantenerla contando sulla maggior capacità del Consorzio di rispondere ad esigenze organizzative per il mantenimento dei servizi e dei risparmi.
Sulla Società della Salute si è voluto aprire una polemica a tratti pretestuosa e fuorviante: per legge le SdS sono presiedute da un Sindaco o da un Assessore delegato i quali non percepiscono, ripeto per legge, nessun compenso aggiuntivo; il direttore delle SdS è anche Direttore di zona Distretto, ruolo previsto dalla normativa nazionale e che nel momento dello scioglimento del Consorzio comunque rimarrebbe a costi inalterati; le SdS non hanno comprato sedi ne costituito apparati organizzativi terzi, contando su personale assegnato dai Comuni e dalle ASL. Assumere queste verità come base di discussione, aiuterebbe ad entrare nel merito delle Proposte di Legge, al fine di portare quei contributi necessari a migliorare il testo che non è blindato in nessuna delle sue parti. Al contrario insistere significherebbe non volersi confrontare, per mancanza di volontà politica o per incapacità di entrare nel dettaglio delle questioni.
Comincia per noi un breve ma intenso viaggio in Toscana allo scopo di stimolare un dibattito, vogliamo far presto ma vogliamo anche coinvolgere quanti avranno la voglia di dare un contributo teorico o pratico, utile al miglioramento della nostra proposta.