In questo articolo pubblicato dal Sole 24 ore salute, a firma di Cosimo Colasanto, una interessante analisi demografica sulla nostra popolazione.
Chi nasce oggi morirà centenario. I dati dell’invecchiamento della popolazione rimbalzano dalle tavole demografiche a quelle sulla spesa sanitaria e previdenziale che interessano tutti i Paesi industrializzati. Da una parte c’è infatti una minore natalità: in Italia si fanno meno figli che nel resto d’Europa (9,1 nuovi nati ogni mille abitanti). Dall’altra c’è l’effetto del miglioramento delle condizioni sanitarie generali. Lo sostiene una ricerca del Lancet: più della metà dei bambini nati oggi in Italia è destinato a vivere più di 100 anni.
I giovani anziani – I dati provenienti da più di 30 paesi, tra i quali Francia, Germania, Gran Bretagna, Usa, Canada e Giappone, dimostrano che dal 1950 ad oggi la probabilità di sopravvivenza è raddoppiata per entrambi i sessi. Il trend della longevità è inarrestabile e non si è mai fermato a partire dal 1840, spiegano i ricercatori dell`Ageing Research Centre della University of Southern Denmark che hanno condotto l’indagine tanto da poter individuare ormai almeno 4 fasi della vita: bambini, adulti, giovani anziani e vecchi anziani.
Rischio disabilità dopo i 65 anni – Tuttavia un Paese più vecchio deve fare i conti con l’aumento delle necessità dell’assistenza, come evidenzia l’ultima “Relazione sullo stato sanitario del Paese 2009-2010” del ministero della Salute. Le donne dopo i 65 anni vivono in media altri 21 anni, gli uomini altri 18 anni, dice il documento, ma gli uomini e le donne possono sperare di vivere senza limitazioni alla propria libertà e quindi in condizioni di autosufficienza in media per 8,8 anni.