Aumento della popolazione anziana, famiglie sempre più in difficoltà: diminuiscono le risorse, i servizi e i posti letto. Una ricerca dell’Auser.
Aumento della popolazione anziana, il panorama dell’assistenza, in Italia, è desolante. I dati sono noti ma non importa essere degli esperti per sapere e vedere che, in tutto il mondo sviluppato, ma in modo particolare in Italia, la popolazione sta progressivamente invecchiando. Oggi il 21,4% della popolazione italiana ha più di 65 anni e il 6,4 più di 80. La media europea è rispettivamente del 18,5 e del 5,1. Nel 2050 gli ultrasessantacinquenni, sempre in Italia, saranno il 34,3%. Un fatto ovviamente positivo ma che si porta dietro l’incremento di alcune patologie tipiche degli anziani e la corrispondente necessità di dare delle risposte sul piano assistenziale. Stando così le cose da parte delle autorità ci si aspetterebbe una maggiore attenzione al problema. Invece no. Paradossalmente, avviene il contrario. Servizi e risorse diminuiscono, non aumentano.
L’ultimo grido di allarme viene da una ricerca fatta dall’Auser. È uno studio molto interessante che consigliamo vivamente. Ne viene fuori un quadro desolante. La realtà che ne emerge, numeri alla mano, dimostra che stanno diminuendo i servizi, le risorse e addirittura i posti letto nelle strutture. Di converso aumenta la spesa che le famiglie devono sostenere per dare una risposta al bisogno di assistenza di 1,5 milioni di anziani non auto sufficienti. Siamo arrivati a 9 miliardi (non è un errore sono proprio 9 miliardi) di euro all’anno. Praticamente sui 35/36 miliardi all’anno che le famiglie italiane spendono di tasca propria per curarsi, un quarto è finalizzato agli anziani. Ma facciamo parlare i numeri. In Italia ci sono 12.000 presidi residenziali, in grande prevalenza nel centro-nord. Di questi il 25% è pubblico, il resto di enti no-profit, privati, cooperative, società, fondazioni ed enti ecclesiastici. Fra tutti gestiscono 390.000 posti. La gran parte, 278mila, sono riservati a persone anziane ( il 75,7 di questi è per anziani non autosufficienti). 112mila sono per malati psichici, disabili, persone con disagio sociale etc. Ebbene nel lasso di tempo che va dal 2009 al 2013 le residenze sono diminuite del 7,2%, i posti del 10,4% e i posti per anziani del 23,6. Se paragoniamo l’Italia ai principali paesi Ocse vediamo che già oggi di posti residenziali ne servirebbero 500mila.
Il quadro non migliora se dall’assistenza che viene erogata nelle strutture si passa a quella domiciliare. Sulla base dei dati 2013 sono 2,5 milioni gli anziani che vengono assistiti a casa. Impossibile sapere, data l’alta percentuale di lavoro svolto in nero, quante persone svolgono la professione di assistenti familiari. Gli unici dati sono quelli dell’Osservatorio dell’INPS sul lavoro domestico dai quali si desume che nel 2015 le badanti erano 375.560 pari al 42,4% di tutti i lavoratori domestici. Dal 2009 al 2015 il loro numero è andato progressivamente aumentando passando dal 26% dei lavoratori domestici al 42,4.
Mentre le famiglie spendono sempre di più per assistere i propri anziani, lo studio Auser stima che siano oltre 561mila le famiglie italiane che per pagare l’assistenza a un non autosufficiente abbiano dovuto dar fondo a tutti i propri risparmi o addirittura vendere la casa, diminuiscono, ancora una volta, i servizi che in favore degli anziani vengono erogati sul territorio sia quelli di ordine generale che quelli offerti direttamente a domicilio.
Una situazione ormai insostenibile per la quale l’Auser avanza alcune proposte:
- Estendere e rendere efficaci i servizi dei Comuni;
- Istituire un Fondo per la non autosufficienza finanziato con risorse aggiuntive a quelle pubbliche;
- Far emergere il nero nel lavoro di cura;
- Istituire il “registro degli assistenti familiari”;
- Ampliare l’offerta di residenzialità aumentando i posti letto.