Una ricerca di GfK Eurisko commissionata da Aires, che Wired presenta in anteprima, si sofferma sulla relazione fra consumatori senior e prodotti tech. Di Martina Pennisi, da Wired.it
Coccoliamo i nostri gingilli tecnologici come fossero neonati o simpatici batuffoli di pelo. Ai consumatori agé, invece, cellulari, smartphone, tablet e schermi che occupano mezzo salotto non suscitano alcuna emozione calda o trasporto emotivo. È uno degli aspetti evidenziati dall’ analisi GfK Eurisko (commissionata da Aires, Associazione Italiana Retailer Elettrodomestici Specializzati) sul rapporto fra utenti senior, da 55 a 84 anni, e la tecnologia che Wired.it vi presenta in anteprima. Il target in esame rappresenta 20 milioni di persone in Italia, il 33% della popolazione, e fra 30 anni farà riferimento al 44% degli abitanti della penisola, cioè 28 milioni di individui. I marchi, quindi, devono cercare un canale di comunicazione ottimale per spingere la banda dei senior a mettere mano al portafoglio: ecco di cosa devono tenere conto.
La tecnologia, digitale e non, è vista prima di tutto come un mezzo per migliorare la qualità della vita e il rapporto con il contesto circostante. La possibilità di svagarsi, di personalizzare i dispositivi, sfruttarne l’interattività e ottenere informazioni in tempo reale arrivano in un secondo momento e non sono quindi determinanti nella relazione con l’oggetto. Mentre gli elettrodomestici, il cosiddetto bianco, sono un’abitudine consolidata, sul computer aleggia ancora un grande punto interrogativo e smartphone e tablet sono oggetti non identificati. I rassicuranti frigorifero e lavatrice vengono inoltre vissuti come utili e semplici da gestire, a differenza dei prodotti Ict e digitali che sono complessi, poco intuitivi e talvolta superflui. Rispetto alle donne, gli uomini desiderano comunque tenersi aggiornati sulle ultime uscite. A livello geografico, il Centro Nord contrappone alla praticità del Sud maggior competenza e voglia di rimanere al passo con i tempi e nelle metropoli si è più avanzati rispetto alla provincia. Da segnalare che nel momento dell’acquisto di dispositivi digitali (computer, chiavette, laptop, decoder, ecc) fanno capolino i figli per dare una mano nella scelta, ma non sono sufficienti a tamponare l’insoddisfazione finale per gingilli che, evidentemente, continuano a non convincere.
Si intravedono scintille di curiosità e voglia di svagarsi al cospetto dello smartphone di ultimo grido, ma ci blocca davanti al “tutto cambia molto in fretta“ e al “è tutto inglese” e si sta generalmente sulla difensiva. Qui casca, anzi è cascato e deve rialzarsi, l’asino: la digitalizzazione spinta degli ultimi anni (dai walkman ai lettori mp3 e la progressione degli schermi televisivi, ad esempio) ha reso complesso l’accesso e l’acquisto delle soluzioni in esame. Domande del tipo ‘a cosa serve?’, ‘come si accende’, ‘quando mi serve’, affollano la mente del senior disorientato ed evidentemente abbandonato a se stesso in un contesto in cui tutto muta troppo velocemente.
Il target, spiega GfK, si sente “frustrato, incapace e abbastanza abbandonato” e delega la faccenda a qualcun altro.
Cosa non va? Il linguaggio tecnico descrittivo, la informazioni sugli aggiornamenti, gli standard che rendono un device all’altezza (pixel, mega, giga, ram, ecc) e la classificazione dell’offerta. Quali sono i punti di riferimento dei senior per capirci qualcosa in più? Le vetrine dei punti vendita più vicini, il passaparola, i consigli dell’amico che-ne-capisce e dei figli, i volantini, la pubblicità e, per chi è capace, Internet, anche se spesso i messaggi sono difficili da decodificare. Cosa si acquista? Prodotti consolidati e collaudati dal mercato, fra i marchi preferiti non figurano i nuovi e scintillanti Apple o Android, e con cui ci si è già cimentati.
La prima discriminante è il prezzo, seguono funzionalità d’uso e praticità, assistenza post acquisto, marca e saving energetico. Sono considerati fattori secondari il design e le funzioni aggiuntive rispetto a quella primaria. Reiterata la richiesta di essere seguiti presso il punto vendita durante l’acquisto. Chi ha orecchie per intendere…
“Le testimonianze di oggi”, dice Pierluigi Bernasconi Vicepresidente di Aires, “ci pongono di fronte alla necessità di confrontarci con una società e un mercato in cui questo gruppo di persone può essere attivo nell’evoluzione sociale e nelle dinamiche dei consumi, o passivo”.
Martina Pennisi, Wired.it
(Credits per la foto: Getty)