I numeri sono noti: in Italia sono più di un milione le famiglie costrette a convivere con demenze senili dei propri cari, dei quali oltre seicentomila sono affetti da Alzheimer, con un incidenza di un caso ogni otto tra gli over sessantacinque. E, come è noto, all’Alzheimer non si comanda. Non esistono, infatti, metodi o farmaci in grado di curarlo bensì solo in grado di alleviarne, per quanto possibile, i sintomi. Stesso discorso vale per la prevenzione, sin qui impossibile. Ed è proprio per individuare le malattie neurodegenaritive all’origine che, ad Abbiategrasso, è sorto il centro di ricerca sull’Alzheimer ed altre demenze, la cui sede è stata stabilita presso l’istituto Golgi di corso San Martino. All’inaugurazione, avvenuta martedì 17 aprile, sono intervenuti tra gli altri Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, e Gianfranco Platti, presidente della Fondazione Cenci Gallingani che proprio nella realizzazione del centro ha investito oltre tre milioni di euro. Ma la vera innovazione del centro sarà rappresentata da una “banca del cervello” presso la quale verranno conservati ed analizzati campioni di tessuti cerebrali di pazienti affetti da demenza ma anche di persone sane. L’Italia recentemente ha fatto dei notevoli passi avanti nel campo della ricerca dell’Alzheimer, grazie a pubblicazione e brevetti ottenuti da ricercatori nostrani dei quali abbiamo puntualmente dato conto su queste pagine. Ci auguriamo che l’esperienza lombarda non resti isolata e che altre realtà analoghe possano sorgere sul territorio, in maniera tale da confrontare i risultati ottenuti ed unire forze per sconfiggere uno dei cancri della società moderna.