A Firenze il confronto sul tema del momento promosso dalla Fondazione Turati. Del resto la Costituzione non prevede un sistema statalista né liberista ma uno misto o integrato.
La riforma del welfare non è più rinviabile, non solo in termini di sostenibilità della spesa, aspetto sul quale fino ad oggi da più parti si è posto l’accento, ma soprattutto in termini di equità. E’ questa la conclusione a cui è arrivato il convegno organizzato a Firenze dalla Fondazione “F.Turati”, una Onlus che da oltre 50 anni opera nel campo della cura e dell’assistenza , in tre regioni italiane, Toscana, Puglia e Lazio. A tracciare il quadro della situazione attuale e della sua indispensabile evoluzione sono stati tre docenti universitari, il prof. Alessandro Petretto e il prof. Andrea Simoncini, dell’Università di Firenze, e la prof.ssa Franca Maino, dell’Università di Milano. Il problema è stato esaminato sotto l’aspetto economico, Petretto, sociale, Maino, e costituzionale, Simoncini. Il quadro emerso è in totale controtendenza con le opinioni correnti, soprattutto per quanto attiene agli aspetti sociali e costituzionali. Più condiviso a livello di opinione pubblica, anche se la tesi è ancora largamente minoritaria, il ragionamento portato avanti da Alessandro Petretto per il quale un Welfare giusto ed efficiente deve riuscire a conciliare gli ideali di solidarietà ed universalismo con la crescita economica perché, a pressione fiscale costante, un “buon” welfare può assecondare la crescita e un sostenuto tasso di crescita può finanziare un “buon” welfare,. Per ottenere questo risultato ed evitare che per sostenere il sistema si debba ricorrere ad imposte come l’IRAP che hanno indubbi effetti distorsivi per le imprese, è indispensabile dar vita ad un sistema misto dove accanto al pilastro rappresentato e finanziato dal pubblico che garantisce l’assistenza essenziale e di base se ne sviluppi un secondo tenuto in piedi da fondi integrativi, anche pubblici, e dalla contribuzione privata. Anche perché, ed è stato questo il filo conduttore dell’intervento di Franca Maino, non è più sufficiente limitarsi a razionalizzare l’welfare esistente. Bisogna invece procedere alla costruzione di un “nuovo welfare” che segua la logica dei due pilastri. Tra l’altro il modello attuale basato sul solo pilastro pubblico non funziona nemmeno dal punto di vista dell’equità sociale. Puntando quasi tutto sulla previdenza, lascia fuori interventi essenziali, come quelli finalizzati all’istituzione di un reddito minimo garantito per la parte più indigente della popolazione o ad una più adeguata tutela della non-autosufficienza della popolazione anziana. Fra l’altro il risparmio che le famiglie italiane dedicano alla spesa sociale è il più basso d’Europa e quindi ci sono consistenti margini per utilizzare una tale forma d finanziamento. Altro aspetto rilevante del “nuovo welfare” deve essere quello relativo a “come” vengono utilizzati gli erogatori di servizi non pubblici, ad esempio le Onlus. A tutt’oggi sono visti come dei semplici bracci operativi. L’Asl decide cosa fare e con chi, si convenziona e fissa tutti i parametri degli interventi. Anche questa visione va superata in favore di un vera collaborazione e integrazione fra il pubblico e il privato, soprattutto quello di tipo sociale. Il Prof. Simoncini, docente di diritto costituzionale a Firenze, ha poi portato un contributo essenziale al confronto. Molti infatti ritengono che sia il dettato costituzionale ad obbligarci ad avere un welfare interamente pubblico. Ora se è’ certamente vero che la nostra Costituzione, a differenza di molte altre, riconosce e tutela il diritto alla salute non è vero che stabilisce che la sua tutela debba essere garantita dallo Stato o dalle Regioni. La Carta non dà vita né ad un sistema statalista né ad uno liberista ma ad uno misto o integrato. Scelta che è stata rafforzata dalla riforma del 2001 che ha introdotto anche il concetto di sussidiarietà.
In sintesi il convegno, anche attraverso gli interventi del pubblico, ha dimostrato che un welfare profondamente riformato può portare ad una maggiore equità ed efficienza facendo nel contempo risparmiare fino a 3 punti del Pil. Come ha detto Petretto “E’ un compito di legislatura, con alcuni traguardi parziali che possono essere conseguiti via via nel tempo. Non è una riforma consensuale e può colpire molte categorie oggi protette. E’ una sfida difficile ma che merita affrontare con coraggio”.
I video del Convegno
Introduzione di Luciano Pallini
Presentazione di Nicola Cariglia
Intervento di Alessandro Petretto
Parte 1
Parte 2
Parte3
Intervento di Franca Maino
Parte 1
Parte 2
Parte 3
Intervento di Andrea Simoncini
Parte 1
Parte 2
Parte 3
Parte 4
Intervento di don Giovanni Momigli
Intervento di Nicola Nascosti
Intervento di Manuele Manigoldi
Intervento di Filippo Buccarelli
Intervento di Paolo Migliorini
Intervento di Alberto Magnolfi
Parte 1
Parte 2
Interventi conclusivi dei relatori
Parte 1
Parte 2
Saluti di Nicola Cariglia
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